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Ben ritrovati con la seconda parte dell’articolo, dove scopriremo nel dettaglio Tipi di kigo (季語) e regole di scrittura relativo ad esso.

Tipi di kigo e alcune regole

Si distinguono tre tipi di kigo: 

  • Kigo basati sulla realtà (jijitsu no kigo 自日の午後): per es. yuki (雪 neve) di solito cade in inverno, quindi è un kigo invernale; il pruno (プルーノ) fiorisce in primavera, perciò fiori di pruno (梅の花) è un kigo primaverile.
  • Kigo per indicazione (shiji no kigo 獅子の郷): sono termini che non accadono in una sola stagione precisa, per cui necessitano di un’indicazione particolare, es. montagne estive (夏山), pioggia di primavera (春の雨), vento d’autunno (秋の風).
  • Kigo convenzionali (yakusoku no kigo 約束の言葉): parole che possono riferirsi a diverse stagioni ma, per convenzione accettata dal mondo poetico, diventano kigo di una stagione particolare; sono le eccezioni più particolari e celebri, per es. tsuki (つき luna) per l’autunno, la rana (カエル) di Bashō, per la primavera e il fuoco (火災) per l’inverno.

Molti kigo del terzo tipo sono tra i più antichi e sono associati alla stagione in cui si manifestano in un modo particolare. 

Per es. tsuki (つき luna) viene legata all’autunno perché in quel periodo è più luminosa e visibile, quindi, anche se convenzionale, questa scelta si basa su un’osservazione molto attenta del mondo reale; ovviamente per la luna in altre stagioni esistono altri termini: es. luna di primavera (春の月 kigo del secondo tipo), oppure luna velata (朧月) che è sempre una luna primaverile, ma in questa stagione viene avvolta da una nebbiolina, costituita dai vapori che si alzano dalla terra che si scalda pian piano dopo l’inverno, inoltre in autunno, data la sua visibilità, la luna piena può aiutare gli agricoltori a lavorare dopo che il sole scende per raccogliere i loro raccolti, quindi diviene anche una luna del raccolto (収穫の月).

Un elemento convenzionale è presente in molti kigo che in apparenza sembrano di una stagione, mentre sono registrati in un’altra categoria: anche in questo caso, la scelta si basa su osservazioni della realtà, per es. neve leggera (小雪) è un kigo primaverile; la neve in generale è un kigo invernale, ma con questo termine s’intende la neve che cade in primavera, leggerissima, che a causa delle temperature già in aumento si scioglie subito.

Esistono anche kigo completamente convenzionali, soprattutto tra i più antichi, come ad es. tartaruga canta (亀が歌う) che è un kigo primaverile: nel mondo reale le tartarughe non cantano, ma nel mondo poetico quest’immagine fu usata sin dai tempi antichissimi e dalle poesie di origine cinese è arrivata fino ad oggi.

Altri es. sono montagne sorridenti (微笑む山々) che è un kigo primaverile; in primavera gli alberi sulle montagne cominciano a vestirsi di germogli e fiori, quest’immagine è sempre derivata dalla poesia cinese e stranamente, questi elementi convenzionali, non sono facilmente riconoscibili nemmeno dai giapponesi che non hanno dimestichezza con le tradizioni poetiche; per questo motivo, le raccolte di haiku classici spesso vengono corredate da adeguati commentari; un giapponese che si avvicina all’haiku, prima di tutto comincia a studiare queste raccolte per poter capir bene gli haiku degli altri autori e scrivere seguendo la tradizione.

Per molti kigo bisogna capire precisamente a quale fenomeno si riferiscono per poterli collocare bene e capire a quali sensazioni e/o concetti sono legati, es. campo di fiori (花畑) che è un kigo autunnale e si riferisce ai campi ricoperti dalle varie erbe che fioriscono in autunno; interessante che la stessa cosa, ma detta diversamente, diventi un kigo estivo: in questo caso si intende un campo pieno dei vari fiori estivi; più in dettaglio cambia la scrittura di un ideogramma e si aggiunge la particella onorifica “o” all’inizio, ovviamente, se non si studiano queste sottigliezze, difficilmente si può capire gli haiku in cui vengono usati questi termini, comunque, non preoccupatevi, tutte queste informazioni sono spiegate nel commento delle raccolte scritto per ogni kigo e costituiscono una parte del suo significato poetico.

Altro es. l’autunno di stamattina (今朝の秋) è un kigo correlato al primo giorno dell’autunno: non si tratta, come si potrebbe pensare, dell’autunno già inoltrato, ma dei primissimi inizi del cambio di stagione, magari una prima frescura particolare alla fine del caldo estivo, che porta sollievo e annuncia l’arrivo imminente dell’autunno, che è la stagione più amata dai poeti giapponesi.

Altro es. le zucche kabocha (かぼちゃ) sono zucche invernali, ma vengono associate al raccolto autunnale.

     

Kigo comuni

Come già accennato il Giappone è lungo da nord a sud, con caratteristiche stagionali che si differenziano.

Sfortunatamente, il senso della stagione in kigo tradizionalmente si basa sulla regione dell’antica Capitale, principalmente perché la letteratura classica si è sviluppata in quel luogo e questa situazione la ritroviamo in scritti fino alla prima parte del periodo Edo (江戸時代 Edo jidai, noto anche come periodo Tokugawa 徳川時代 Tokugawa jidai, 1603-1868) nel XVI sec.

Degli es. li ritroviamo a questo link https://en.m.wikipedia.org/wiki/Kigo 

Altra particolarità di kigo è quando il protagonista di un haiku è una persona, anche generica, il riferimento ad una stagione e quindi il kigo scaturisce dalla sua età, ne consegue che bambini e fanciulli vengono associati alla primavera, giovani e adulti rappresentano l’estate, anziani corrispondono all’autunno e all’età più matura è destinata la stagione invernale.

Per quanto concerne i colori la loro validità come kigo è quando sono significativamente attribuiti e oggettivano qualitativamente un’altra parola, per es. tetti da sola non vale, tetti bianchi è kigo.

Altra regola riguarda la sua collocazione che non ha preferenze, quindi può essere collocato in uno qualsiasi dei tre versi, se si tratta di un haiku, diversamente nella tanka (短歌) va collocato nella prima strofa, kami no ku (神の空) ossia nei primi tre versi.

In realtà la scelta del kigo non è solo frutto esclusivo dell’arbitrio dell’autore, come già accennato, ci sono delle raccolte, un vastissimo breviario poetico contenente ormai più di 25.000 codificazioni di kigo, ovvero varie espressioni, riferite sia alla fauna, sia alla flora o all’atteggiamento umano, capaci di rievocare nell’animo del lettore, la stagione di riferimento e diviso, convenzionale in sette sezioni, che approfondirò in un altro articolo.

Alcune antologie, oltre a contenere le già citate cinque stagioni, prevedendo una sezione aggiuntiva contenente una serie di termini che, per loro stessa natura e significato, non possono essere inquadrati in una data stagione e si chiamano muki (ムキ), infine c’è un’ultima classificazione: mentre termini come inverno (冬), cime innevate (雪を頂いた峰々), foglie ingiallite (黄葉), ecc. rappresentano un richiamo forte e incontrovertibile a una data stagione (kigo ga ugoku imasen きごがうごくいません), altri, come rosa (ピンク) o vento (風) sono considerati kigo deboli (kigo ga ugoku きごがうごく) in quanto riferibili a più stagioni.

Da un punto di vista prettamente stilistico, non è necessario che l’autore citi direttamente la stagione, ma è sufficiente che evochi un’immagine che seppur in modo indiretto e mediato, consenta al lettore di individuare il periodo dell’anno a cui l’opera fa riferimento.

     

Stagioni e modifiche

Secondo il calendario giapponese, le stagioni seguivano tradizionalmente il calendario lunisolare con i solstizi e gli equinozi a metà stagione, quindi sono così ripartite:

  • primavera (4 febbraio-5 maggio)
  • estate (6 maggio-7 agosto)
  • autunno (8 agosto-6 novembre)
  • inverno (7 novembre-3 febbraio)

Nel classificare i kigo, ogni stagione veniva divisa in periodi iniziali, medi e tardivi, come segue:

  • inizio primavera (4 febbraio-5 marzo)
  • metà primavera (6 marzo-4 aprile)
  • tarda primavera (5 aprile-5 maggio)
  • inizio estate (6 maggio-5 giugno)
  • metà estate (6 giugno-6 luglio)
  • fine estate (7 luglio-7 agosto)
  • inzio autunno (8 agosto-7 settembre)
  • metà autunno (8 settembre-7 ottobre)
  • fine autunno (8 ottobre-6 novembre)
  • inizio inverno (7 novembre-6 dicembre)
  • metà inverno (7 dicembre-4 gennaio)
  • fine inverno (5 gennaio-3 febbraio)

Come già accennato, il passaggio dal calendario giapponese a quello gregoriano nel 1873, apportò cambiamenti, soprattutto nella cadenza degli eventi tradizionali; è il caso della Festa di Tanabata (七夕): tradizionalmente veniva celebrata il settimo giorno del settimo mese del calendario giapponese, ma l’esatto equivalente nel calendario gregoriano varia di anno in anno, solitamente in agosto (e per questo assomigliante alla Notte di San Lorenzo).

Oggi in molti luoghi si celebra il 7 luglio, per convenzione, ma questo mette in discussione il suo utilizzo come kigo.

Dal momento che per regola, i kigo sono affiliati con gli eventi stagionali, diversi poeti haijin moderni hanno dovuto riconsiderare la costruzione di un kigo e la loro attribuzione.

L’argomento non è ancora esaurito, perciò vi lascio alla terza puntata, dove tratterò di cosa succede al kigo a livello internazionale.

Samantha Sisto

Info credits:

https://cuccagna575.wordpress.com/2017/06/15/kigo-che-cose/;

https://en.m.wikipedia.org/wiki/Kigo;

https://www.facebook.com/groups/123566157685961;

Libro di Luca Cenisi La Luna e il Cancello-saggio sullo Haiku

Photo credit:

https://dream.ai/create (basate sul contenuto dell’articolo)

 

 

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