Nel 1467 ebbe inizio un periodo di particolare crisi dello shogunato Ashikaga, dovuto a problematiche di successione. Infatti Nel 1464, lo Shogun Yoshimasa non aveva ancora avuto un erede legittimo e perciò, per dare continuazione alla casata, decise di adottare suo fratello minore Yoshimi per evitare lotte di successione. Ma avvenne che l’anno successivo ebbe il tanto desiderato figlio, di nome Yoshihisa, e da qui, facendo un passo indietro nei riguardi del fratello, si innescò la temuta faida che portò ad una lotta interna tra clan che sfociò nella guerra Ōnin (1467–1477) che diede inizio al periodo Sengoku, o periodo degli Stati belligeranti. Questa fu un’epoca di grande crisi politica in cui cadde il Giappone e che vide il suo termine solo nel 1603 con la nomina di Ieyasu Tokugawa a Shogun da parte dell’imperatore Go-Yōzei. Ieyasu aveva, di fatto, conquistato tale carica con la battaglia di Sekigahara del 1600 dove persero la vita almeno quarantamila samurai.
Fu proprio durante l’era Sengoku che una donna si fece conoscere per valore e saggezza, questa era Komatsuhime (1573 – 27 marzo 1620), una donna guerriera, o onna-musha. Figlia di Honda Tadakatsu, uno dei quattro guardiani del Clan Tokugawa, venne adottata da Tokugawa Ieyasu, prima di sposare Sanada Nobuyuki. Donna bella, intelligente e abile nel combattimento, passò l’infanzia in un periodo bellicoso ma ne restò affascinata, soprattutto dal valore dei guerrieri del Clan Sanada, divenendo successivamente per l’appunto moglie di uno di loro.
Si narra che nel 1600, quando Nobuyuki decise di unirsi ai Tokugawa, suo padre Masayuki, prese la decisione di non farlo, contrapponendosi di fatto al figlio. Accadde che un giorno, mentre Masayuki era in viaggio accompagnato dall’altro figlio, il famoso Sanada Yukimura, per dirigersi verso il Castello di Ueda per porlo sotto assedio, i due si fermassero al Castello di Numata, dove Komatsuhime svolgeva il ruolo di reggente ed alla richiesta del suocero di vedere i suoi nipoti ella oppose un netto rifiuto, rammentandogli che, nonostante fossero legati da stretta parentela, lei non avrebbe permesso loro di entrare nel castello. E, per far capire le sue intenzioni, si presentò vestita con completo abbigliamento da battaglia, dicendo: “Dato che ci siamo separati in questo conflitto, anche se tu sei mio padre, io non posso permetterti di entrare in questo castello.” Masayuki e Yukimura si ritirarono in un tempio, Shōkaku-ji, e qui furono raggiunti, con grande sorpresa, da Komatsuhime con i figli, decisa ad onorare il desiderio di Masayuki.
Ma si dimostrò generosa ed affettuosa nei loro confronti anche dopo la battaglia di Sekigahara, poiché durante l’esilio di Masayuki e Yukimura, si fece carico di inviare loro cibo e quant’altro loro necessitasse quotidianamente.
Komatsuhime venne elogiata come una buona moglie e una madre saggia (ryōsai kenbo, l’ideale della moglie perfetta). Morì a Kōnosu, nella provincia di Musashi (l’attuale città di Kōnosu nella prefettura di Saitama) all’età di 47 anni, mentre era in viaggio verso la sorgente termale di Kusatsu.
Nobuyuki pianse molto per la sua morte, dicendo che “la luce della mia casa si è spenta”…
Nelle immagini Komatsuhime in chiave antica e rivisitata modernamente.
Antonio ‘Hisao’ Vaianella