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Sarà colpa del caldo terrificante che ho deciso di parlare delle donne più inquietanti del folklore giapponese

Naturalmente tutti conosciamo il Giappone e il suo genere horror.

Esistono molti mostri popolari, demoni, ed esseri soprannaturali. Le leggende giapponesi hanno un raffinato assortimento di creature interessanti e spesso terrificanti. Un numero sorprendente di queste entità maligne sono di genere femminile. 

Futakuchi-onna

Traduzione letteraria: “Donna a due bocche”

Futakuchi-onna è uno yokai, donna con un passato tragico, ma commette azioni ripugnanti. 

Secondo i racconti, una donna normale che mangia poco può a volte essere maledetta con una seconda bocca per aiutarla a trovare nutrimento. A volte, non è nemmeno colpa della donna che mangia a malapena – molti dei racconti la presentano come la moglie di un avaro.

Alla donna maledetta spunterà una seconda bocca dietro la sua testa nascosta tra i capelli. La bocca posteriore borbotta e sputacchia, continuando a chiedere cibo e, se non viene adeguatamente sfamata, inizia a strillare in modo osceno e a provocare alla donna un tremendo dolore. Addirittura, in una particolare versione del mito, anche i capelli della donna si animano e, muovendosi come serpenti, iniziano a portare cibo alla vorace bocca.

La futakuchi-onna era una matrigna che, non amando il figlio di primo letto del marito, sfamò solo i propri figli, lasciando invece morire di fame il figliastro. Qualche tempo dopo, mentre un taglialegna spaccava la legna in giardino, accidentalmente ruppe la propria ascia che andò a ferire la cattiva matrigna alla nuca. Lo spirito del figliastro trascurato, entrò nel corpo della donna impedendo per vendetta alla ferita di rimarginarsi. Col tempo la ferita sanguinante si trasformò in una bocca che cominciò a chiedere continuamente cibo alla donna e a ripeterle instancabilmente di chiedere perdono per ciò che aveva fatto.

Secondo un altro racconto popolare molto famoso , la futakuchi-onna era una donna che non mangiava mai e che per questo fu presa in moglie da un uomo molto avaro. Poco tempo dopo però l’uomo si accorse che, nonostante la donna non toccasse cibo, le scorte continuavano a diminuire. Spiandola, infatti, scoprì che quando era sola i suoi capelli si animavano e portavano in continuazione decine di polpette di riso ad una seconda bocca posta sulla nuca della sua testa. Sembra che quella seconda bocca fosse “nata” dal desiderio di cibo che la donna reprimeva costantemente in pubblico.

Yuki-onna

Traduzione: “Donna delle nevi”.
L’incantevole Yuki-onna.

È lo spirito di una bellissima donna che è morta in una tempesta di neve e ora infesta la terra. Appare come una bellissima donna alta, dai capelli lunghi, dalla pelle inumanamente pallida e talvolta perfino trasparente; appare di notte tra le nevi e si confonde con il paesaggio. Talvolta indossa un kimono bianco, ma altre volte è nuda, con solo la faccia, i capelli e il pube in evidenza sulla neve. A dispetto della sua inumana bellezza, i suoi occhi provocano terrore nei mortali; inoltre nel camminare sulla neve non lascia orme (in alcune storie non ha piedi), e può trasformarsi in una nuvola di nebbia o neve se minacciata.

Forse gelosa degli altri a cui è permesso vivere la propria vita.

Yuki è stata descritta come malevola, anche se in alcune storie contemporanee viene descritta in modo più comprensivo. Indipendentemente da ciò, ucciderà brutalmente i passanti, a volte attirando gli uomini con un bacio.

In molte storie, si rivelano ai viandanti intrappolati nelle bufere di neve, e usano il loro alito gelato per ucciderli e congelare il loro cadavere; in altre invece si limita a condurli fuori dal sentiero per poi lasciarli morire assiderati. Altre volte, si manifesta con un bambino fra le braccia, e quando un soccorritore cerca di prendere il bambino dalle sue braccia rimane congelato sul posto; vittime di questa tattica sono spesso i genitori in cerca dei loro figli dispersi durante una tempesta di neve. In altre leggende le yuki-onna sono molto più aggressive, e invadono fisicamente le abitazioni delle loro vittime, spalancando la porta con una folata di vento gelido e uccidendo nel sonno; ma ciò può avvenire solo se lo spirito è stato inavvertitamente “invitato” da un residente.

Lo scopo della yuki-onna varia di storia in storia: talvolta si accontenta della morte della sua vittima; altre volte ha tratti vampireschi, e priva le vittime del loro sangue o della loro forza vitale; occasionalmente seduce gli uomini per sottrarre la loro energia o congelarli attraverso un rapporto sessuale o un bacio.

In una popolare leggenda, lascia fuggire un ragazzo in considerazione della sua età e della sua bellezza, facendogli però promettere di non parlare mai di quanto è successo; quando, in età avanzata, l’uomo racconta la storia alla moglie questa si rivela essere la stessa yuki-onna, e lo abbandona per aver infranto la promessa, risparmiandolo in considerazione dei figli, ma promettendo di ritornare a vendicarsi se egli facesse loro del male.  In una leggenda simile, la yuki-onna si scioglie quando il marito rivela la sua vera natura.

 

Nure-onna

Traduzione: “Donna bagnata”

Nure-onna ha il corpo di drago o di anfibio o anche di un serpente, con la testa di una giovane donna. Esistono diverse varianti della storia, a seconda del posto in cui essa viene raccontata. 

La nure-onna sfrutta principalmente la bellezza del suo viso e i suoi bei capelli per attirare ignari bagnanti o pescatori per farne le sue prede. Si aggira la notte lungo le spiagge o, nonostante la sua lunghezza dicono che ci sono storie dove sarebbe lungo 300 metri, in piccole pozze d’acqua. Per attirare le sue vittime fa emergere il suo viso, lasciando galleggiare i lunghi capelli in superficie e, come in alcune versioni, agita le braccia apparendo in tutto e per tutto una donna che sta affogando. Quando il malcapitato si tuffa per salvarla, la nure-onna riemerge all’improvviso, afferrandolo con gli artigli e trascinandolo nelle profondità delle acque. In un’altra versione, una volta individuata la sua preda, emerge dall’acqua e paralizza la sua vittima con lo sguardo, e utilizza i suoi lunghi denti da serpente per succhiare il sangue dal corpo del malcapitato. In un’ulteriore versione, si aggira in solitudine portando con sé ciò che sembra un bimbo in fasce, che utilizza per attirare le sue prede. Se un benintenzionato si offre di tenere il bimbo per lei, la nure-onna lo risparmia. Al contrario, se qualcuno cerca di scoprire ciò che nasconde il fagotto, quest’ultimo diventa pesantissimo impedendogli di fuggire, e a quel punto viene attaccato e ucciso. In altri racconti la nure-onna viene descritta semplicemente come una donna sola che passa il suo tempo a lavarsi i capelli, diventando pericolosa solo se viene disturbata.

Jorōgumo

Traduzione: “Sposa vincolante”

Dall’aspetto di una donna-ragno capace di governare dei piccoli ragni sputafuoco.

L’umanità soffre di aracnofobia più di quasi ogni altra paura; immagina quanto sarebbe comune la fobia se incontrassimo Jorōgumo. Le leggende affermano che quando un ragno vive fino all’età di 400 anni, acquisisce poteri magici. Negli scritti del Periodo Edo, si ritiene che ci siano degli “jorogumo” camuffati da donne. Si dice che alle cascate di Jōren di Izu, nella Prefettura di Shizuoka, vivesse una jorōgumo padrona della zona. Le storie locali raccontarono di un uomo che, avvicinandosi alla corrente per dissetarsi, venne attaccato dallo Yōkai e riuscì a salvarsi solo lanciando un tronco tra le zampe della bestia, che si ritirò con questo tra flutti.

Da allora nessuno osò avvicinarsi alle cascate, finché un giorno un boscaiolo in cerca della sua ascia preferita si avventurò nel luogo. Lo strumento gli venne restituito da una bellissima donna sconosciuta che gli fece promettere di non rivelare mai quello che aveva visto lì. Il boscaiolo mantenne inizialmente la promessa, finché una sera a un banchetto si ubriacò e raccontò tutto. Quindi andò a dormire per non svegliarsi mai più. In altre versioni, venne trascinato fuori dal suo letto da una corda invisibile per essere impiccato alle cascate.

In un’altra versione ancora, il boscaiolo si innamorò perdutamente della donna delle cascate e tornò a trovarla ogni giorno, ma a ogni incontro si indeboliva sempre di più. L’oshō del villaggio, temendo per la sicurezza dell’uomo, lo seguì di nascosto, per poi palesarsi urlando una preghiera contro la donna. Questa rivelò la sua vera forma e fuggì in acqua, ma il boscaiolo rimase fedele ai suoi sentimenti e, dopo essersi visto rifiutato il permesso di sposare la Jorōgumo dal tengu della montagna, si tuffò nella cascata per non riemergere mai più.

Esistono leggende simili in tutto il Giappone

Kuchisake-onna

 

Traduzione: “Donna dalla bocca tagliata”

La kuchisake-onna è una donna avvenente, ma da orecchio a orecchio, ha un enorme spaccatura che le sfregia la bocca. Questa figura è presente sia nei racconti tradizionali che nelle moderne leggende urbane.

Centinaia di anni fa, viveva una giovane donna, moglie o concubina di un samurai, che essendo molto bella e, anche molto vanitosa, tradiva il marito. Il samurai (un uomo estremamente geloso), furioso per la cosa, la colpì con la propria katana, aprendole la bocca da orecchio a orecchio e gridandole: «Chi dirà che sei bella, adesso?!».

Da quel momento, la donna iniziò a vagare con il volto coperto da una mascherina e quando incontrava un passante, lo fermava e gli chiedeva: «Kirei da to omou?» («Pensi che io sia bella?»), per poi ripetere la domanda anche dopo essersi tolta la mascherina, rivelando la sua bocca abnorme. Secondo diverse voci, dopo essersi smascherata, la Kuchisake-onna o divorava le sue vittime con la sua enorme bocca, o cominciava a ridere in modo agghiacciante, dopo aver spaventato il passante, per poi sparire nel nulla.

Nel caso,che la vittima fuggisse, inorridita per l’aspetto della Kuchisake-onna, veniva inseguita e uccisa con una lama di pugnale, sulla soglia della propria casa dopo essere stata sfigurata nello stesso modo in cui lo era stata lei.  Soltanto in due modi, ci si poteva salvare: 1)Rispondere in maniera vaga, cosa che la confondeva (permettendo di approfittarne per fuggire). 2) Nel caso si venisse inseguiti, gettarle addosso della frutta (di cui era ghiotta) e approfittare del fatto che si fosse fermata a mangiarla, per fuggire.

Durante il periodo Sengoku, circolò una versione alternativa sulla Kuchisake-onna e ambientata nel quartiere Shinjuku di Edo.

Uno dei servitori di un nobile locale, finì di lavorare molto tardi; di conseguenza, rincasò a notte inoltrata e sotto la pioggia. Lungo il cammino, notò una donna completamente zuppa d’acqua: impietosito, le si avvicinò per offrirle riparo sotto al suo ombrello; quando, però, la vide in faccia, scoprì che era orribilmente sfigurata da uno squarcio che andava da un orecchio all’altro.

La versione dei nostri giorni invece si ambienta nell’estate del 1979. In tutto il Giappone si diffusero una serie di voci incontrollate su una rediviva kuchisake-onna. Sembra che, in quei giorni, una donna con la faccia coperta da una mascherina si aggirasse nei sobborghi bui delle città. Fermato un passante, in genere bambini delle elementari o studenti universitari, gli domandava «Pensi che io sia bella?». Se il malcapitato rispondeva “no”, veniva ucciso con le forbici; se rispondeva sì, la donna si toglieva la mascherina chiedendo «E adesso?»: se il ragazzo persisteva nella sua risposta positiva, la donna – sentendosi presa in giro – gli sfregiava il volto in modo che apparisse come il suo; se invece la vittima cambiava risposta e diceva “no” la donna, offesa, lo avrebbe tagliato in due parti uguali.

Queste voci fecero grande presa tra la gente e causarono qualche problema d’ordine sociale perché molti bambini, terrorizzati, non volevano più andare a scuola.

Nel 2004 poi, la leggenda della kuchisake-onna ha attraversato il Mar del Giappone giungendo fino in Corea del Sud, con una donna  che indossava una maschera rossa che ha inseguito dei bambini.

La cosa più spaventosa di lei sono i numerosi avvistamenti segnalati di lei nella vita reale.

 

Hachishakusama

Una terribile figura si aggira per il Giappone, un misterioso essere è stata avvistato vagare per le vie di diverse città città.
Questo sembrerebbe una donna normale, dai lunghi capelli neri, ornati da un largo cappello bianco, e vestita con un lungo abito bianco, nonostante ciò la donna ha una peculiarità insolita, è alta più di 2 metri.
In realtà non è affatto una donna, ma uno spirito molto pericoloso, dal nome di Hachishakusama.
Si racconta che questo spirito sia sempre a caccia di bambini, che spia, grazie alla sua formidabile altezza, dal di sopra delle siepi che circondano i giardini. I bambini che, sfortunatamente, attirano la sua attenzione, solitamente, dicono di essere stati ignari della sua presenza finché non hanno notato una gigantesca ombra sopra di loro. Difficilmente le vittime riescono a sottrarsi da questa enigmatica figura, che si rivela essere uno spirito furbo e astuto. Lo spirito infatti è capace di imitare la voce di ogni adulto, con la quale cerca di trarre in inganno la sua giovane vittima facendola uscire dal posto dove questa si è nascosta. Inoltre una delle sue capacità è quella di “fiutare” il sangue delle sue vittime, grazie alla quale riesce a seguirle anche a distanza di tempo o di spazio.
Una delle storie racconta che un’estate un bambino fu lasciato dai nonni mentre andavano a visitare altri luoghi del Giappone.
Un giorno il bambino disteso sull’erba ammirava le nuvole, quando sentì un suono: “po…po…po…”.
Si guardò intorno ma non vide nessuno. Era un suono fatto sicuramente da una persona.
A un certo punto individuò il punto da cui veniva quel suono. E dietro alcune siepi notò un cappello di paglia che spuntava.
“po…po…po…”
Finalmente attraverso la siepe il bambino vide qualcosa. Era il corpo di una donna, ma alta circa 4 metri.
Quando cercò di vedere meglio , la donna scomparve.
Tornato a casa raccontò lo strano avvenimento e il suono che aveva udito ai nonni che restarono di ghiaccio.
Quindi gli fecero mille domande e quando spaventato cominciò a piangere gli dissero che aveva visto Hachishakusama, ma che non doveva preoccuparsi.
Gli dissero che un tempo venne catturata da alcuni monaci che la confinarono lontano dal villaggio, bloccandola con 4 statue di jizo nelle 4 direzioni cardinali, facendo in modo che non potesse muoversi da lì.
Dissero ancora che l’ultima apparizione della donna era stata 15 anni prima. Arrivò una anziana signora che si raccomandò di non far uscire dalla sua cameretta il bambino fino alle 7 del mattino, chiudendosi a chiave.
Così fece e cercò di dormire, ma verso l’una di notte sentì ticchettare alla finestra.
Si spaventò, ma poi sentì fuori la porta la voce del nonno che gli diceva che voleva stargli vicino e di voler entrare.
Lui pregò il nonno di proteggerlo, mentre il ticchettio sulla finestra riprese e fuori dalla porta si udiva ora “po…po…po…”.
Alle 7:50 aprì la porta e trovò i nonni sollevati nel vederlo ancora vivo.
Caricarono il bambino su un furgoncino dove c’era la signora del giorno prima e altre persone del villaggio; cominciarono a viaggiare per qualche destinazione, ma ad un certo punto si sentì un ticchettio sul finestrino del furgone e il bambino notò uno svolazzare di un abito bianco fuori del furgone.
Gli venne gridato subito di chiudere gli occhi, mentre il ticchettio continuava e si sentiva “po…po…po…”.
Tutti gli uomini nel furgone erano nervosi. Si udiva il ticchettio ma non si vedeva nessuno.
Dopo un pò i rumori cessarono e la signora disse “siamo salvi”.
Il furgone si fermò e i genitori del bambino lo presero e lo portarono in macchina, mentre una pergamena che gli era stata data dalla signora il giorno prima per proteggerlo era diventata nera.
Gliene dette un’altra per sicurezza ed il bambino, con i genitori, si diresse all’aeroporto e quindi presero l’aereo per uscire dal Giappone.
La madre disse al piccolo che altri due bambini che conosceva erano dovuti scappare dalla donna alta 4 metri e non erano più potuti rientrare in Giappone per sicurezza.
Disse anche che una delle statue di jizo si era rotta ed era per questo che quella creatura era riuscita ad uscire da quel perimetro.
Dopo circa 10 anni il nonno morì, ma lasciò detto di non volere che il nipote tornasse in Giappone.
La nonna lo chiamò pochi giorni dopo dicendogli che gli era stato diagnosticato un cancro e che avrebbe avuto il piacere di vederlo un’ultima volta prima di morire.
Lui era ormai quasi convinto che tutta quella storia passata fosse infondo una leggenda metropolitana.
La nonna anche lo rassicurò che ormai erano passati dieci anni e che la cosa poteva essere dimenticata.
Quando le chiede “e cosa ne è stato di Hachishakusama?”, sentì dall’altro capo del telefono “po…po…po…”
Un’altra storia
Si parla persino di una giovane ragazza, che in gioventù era riuscita a scappare dall’essere e ad essersi trasferita negli Stati Uniti, dove aveva condotto una vita normalissima e aveva cercato di dimenticare l’incidente. Anni dopo il nonno, che l’aveva aiutata molto ai tempi, morì e la ragazza chiamò la nonna per porgerle le condoglianze. Parlarono a lungo del nonno e la nonna chiese più volte alla ragazza di tornare in Giappone, almeno per il funerale. Da prima la ragazza sembrò cedere alle parole dell’anziana, ma poi le tornò in mente l’incidente e chiese se lo spettro non sarebbe stato un problema.
La nonna cercò di tranquillizzarla, dicendo che erano passati diversi anni e che non era più una bambina, ma proprio quando la conversazione stava per avere termine, la voce della nonna scomparve e dal telefono uscì un terribile suono, che invano la giovane aveva cercato di dimenticare…
Po… po… po

Yuki

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