Hanafuda: Il Fascino delle Carte dei Fiori Giapponesi che Ha Fatto Nascere Nintendo – Storia, Regole e Rinascita Digitale del Gioco di Carte Più Giapponese di Sempre (prima parte)
Premessa
Benvenuti in questo approfondito articolo sul mondo affascinante delle Hanafuda, le “carte dei fiori” che rappresentano un pilastro della cultura ludica giapponese. Se pensate che Nintendo sia solo sinonimo di videogiochi, preparatevi a scoprire come tutto sia iniziato con un semplice mazzo di carte. Le carte Hanafuda sono un elemento affascinante della cultura giapponese, ricche di storia e significato. Queste carte non sono solo strumenti di gioco, ma anche opere d’arte che riflettono la bellezza della natura e la tradizione giapponese. In questo articolo, esploreremo l’origine delle carte Hanafuda, le regole di alcuni dei giochi più popolari, (focalizzandoci su Koi-Koi), e le moderne interpretazioni di questi mazzi. Che siate appassionati di giochi da tavolo, collezionisti o curiosi della cultura nipponica, questo articolo vi guiderà attraverso un viaggio floreale e strategico.
Introduzione: Il Fiore Nascosto in un Mazzo di Carte
L’Hanafuda (花札, letteralmente “carte dei fiori”) è molto più di un semplice gioco di carte; è una miniatura della cultura giapponese, un calendario illustrato che racchiude dodici mesi di flora, fauna, poesia e simbolismo. A prima vista, un mazzo Hanafuda si distingue nettamente dai tarocchi o dalle carte francesi occidentali: le sue 48 carte, più piccole, spesse e rigide, sono dipinte con immagini ricche di significato ma prive di numeri o semi espliciti. Queste carte oggi celebri in tutto il mondo per il loro design elegante e la loro storia affascinante hanno radici profonde nel periodo d’isolamento giapponese nate per eludere i divieti governativi e fiorire nell’ombra. Sono la testimonianza di una resilienza culturale che ha permesso a un gioco d’azzardo trasformarsi in arte e infine diventare la prima produzione di una delle aziende d’intrattenimento più grandi del mondo: Nintendo.

Soggetto: Cosa Sono le Carte Hanafuda?
Le carte Hanafuda, letteralmente “carte dei fiori” (花札, hana = fiore, fuda = carta/placchetta), sono un mazzo di carte tradizionali giapponesi composte da 48 carte suddivise in 12 semi ognuno rappresentante un mese dell’anno e associato a fiori e piante simboli del mese solare giapponese. Possono comparire anche animali uccelli e oggetti tradizionali. Solo una singola carta nell’intero mazzo raffigura un essere umano: il calligrafo Ono no Tōfū immortalato con un ombrello sotto un salice mentre osserva una rana che salta. Ogni seme è rappresentato da quattro carte due normali (carte tessera con solo fiori o foglie) una carta luce tema paesaggistico con animali o oggetti speciali e una carta tanzaku striscia di poesia; ognuna con design unico che celebra bellezza della natura. Nessun numero nessuna semplicità occidentale: solo arte natura e memoria visiva. Questo design non è casuale riflette l’estetica giapponese del wabi-sabi che celebra la bellezza effimera della natura.
Le carte Hanafuda sono usate per diversi giochi, il più famoso è Koi-Koi. La composizione per mese è la seguente: Due carte “normali” o “kasu” spazzatura, con semplici illustrazioni di foglie, fiori o rami, valgono 1 punto base. Una carta tanzaku striscia di carta con poesie o iscrizioni, spesso rosse blu o beige che aggiungono valore poetico e punti. Una carta hikari luce la più preziosa con elementi speciali come animali lune o oggetti su sfondi paesaggistici che formano combinazioni ad alto punteggio. Non ci sono jolly né assi; il gioco si basa sulla memoria visiva strategia e capacità di riconoscere pattern floreali.
Un mazzo standard misura circa 5,4 x 3,3 cm, è generalmente stampato su cartone spesso o plastica, e i dorsi sono monocromatici (spesso neri o rossi) per garantire l’anonimato; questa scelta consente di apprezzare appieno la bellezza delle illustrazioni frontali, che sono un vero e proprio compendio della natura giapponese attraverso le stagioni. A questo proposito c’è un dettaglio curioso: le carte tradizionalmente usate sono di dimensioni piuttosto ridotte se confrontate con quelle occidentali. Secondo una teoria, quando le carte furono importate nel paese per la prima volta dall’Europa, i produttori locali ne ridussero le dimensioni per renderle più facili da maneggiare da parte dei giocatori giapponesi dalle mani più piccole. In comune con quelle cinesi hanno pochi elementi: i dorsi sono di un unico colore senza motivi o immagini di sorta e in origine non erano nemmeno plasticate. Comunque sono molto più colorate ed elaborate di quelle cinesi e le loro proporzioni non sono mai lunghe e strette come la maggior parte dei mazzi prodotti in Cina e a Hong Kong. Una caratteristica particolare è il loro considerevole spessore che le rende molto più rigide di qualsiasi altro tipo di carta da gioco: per tale ragione non vengono mescolate tenendole in mano ma sono semplicemente disposte a faccia in giù sul pavimento o altra superficie di gioco e mischiate come le tessere del domino.
Alcune fonti che ho consultato per questo articolo affermano che le illustrazioni sono ispirate all’arte ukiyo-e. Presentano colori vivaci e motivi stagionali che ricordano gli haiku e le poesie classiche. Immaginate di giocare con carte che mostrano i fiori di ciliegio a marzo o la luna piena ad agosto. È più di un semplice gioco: è come un calendario vivente. Più avanti, lo spiegherò mese per mese, spiegando nomi e punteggi. Le carte Hanafuda non sono solo per divertimento. In Giappone, le persone le usano durante le festività come l’Obon o il Capodanno. Rappresentano i cicli naturali e la buona fortuna. Si potrebbe dire che sono “la cultura giapponese in un mazzo di carte”, che unisce arte, natura e momenti di incontro.
Origini delle Carte Hanafuda: una lunga storia di peripezie
Ci sono storie davvero interessanti sull’origine di queste carte. Una leggenda narra di un contadino che trovò un mazzo di carte portoghesi abbandonato. Lo usò per invocare le divinità shintoiste, che portarono fortuna al suo villaggio. Un’altra storia collega gli Hanafuda al periodo Tensho (1573-1592). Fu allora che i missionari gesuiti usarono le carte per diffondere il cristianesimo. Ma i giapponesi le adattarono per i giochi. Questi racconti dimostrano chiaramente come gli Hanafuda rappresentino la resilienza. Sono sopravvissuti a divieti, guerre e ai tempi moderni. Dimostrano quanto il popolo giapponese sia adattabile.
In termini più generali, le carte da gioco apparvero per la prima volta in Giappone intorno alla metà del XVI secolo. È un po’ strano, ma la loro origine in realtà è più legata ai mazzi europei che a quelli cinesi.
In particolare, il 15 agosto 1549, una nave portoghese arrivò a Kagoshima, nel Giappone meridionale. A bordo c’era il gesuita Francesco Saverio, che in seguito divenne San Francesco Saverio. Era in viaggio verso l’Estremo Oriente per diffondere il Cristianesimo. L’equipaggio portò a terra un mazzo di carte da gioco occidentali. Queste venivano usate per un gioco chiamato Hombre, ed erano del tipico tipo spagnolo con 48 carte. I giapponesi le adottarono e adattarono rapidamente nei loro mazzi, chiamati Tenshō Karuta. È possibile, tuttavia, che queste carte fossero arrivate in realtà qualche anno prima, quando le prime navi portoghesi giunsero in Giappone.

La novità, inizialmente chiamata dalla gente del posto “le carte dei barbari del sud”, ovvero degli europei, non mancò di suscitare l’interesse della gente; con queste carte nacque il termine karuta (versione giapponese della parola portoghese carta): ben presto vennero utilizzate sia come passatempo che come gioco d’azzardo.
Infatti, giochi non d’azzardo come l’Uta Awase e il Kai Ôi, considerati gli antenati dei moderni Uta Karuta e Iroha Karuta, erano già praticati dall’alta società giapponese; tuttavia, per i giochi menzionati non venivano utilizzate carte ma conchiglie dipinte, che i giocatori dovevano abbinare a coppie a seconda del soggetto raffigurato (poesie o illustrazioni).

I giapponesi dell’epoca furono immediatamente attratti da questo nuovo hobby e il gioco divenne rapidamente popolare, soprattutto tra i poveri, poiché le autorità consentivano solo alla nobiltà di giocare a carte. Questi primi mazzi giapponesi, creati durante il periodo Tenshō (1573-1592), copiavano fedelmente i modelli portoghesi con 4 semi:
* Ôru (Denari, da “Ouros”)
* Koppu (Coppe, da “Copas”)
* Pau (Bastoni, da “Paus”)
* Isu (Spade, da “Espadas”)
Una caratteristica immediatamente evidente delle prime Tenshô Karuta erano le loro dimensioni ridotte, molto più piccole rispetto alle loro controparti europee. Sebbene alcune teorie suggerissero che le dimensioni fossero state ridotte per adattarsi alle mani dei giocatori giapponesi, la documentazione storica sottolinea che i produttori giapponesi copiarono rigorosamente le carte che i marinai portoghesi avevano tagliato e accorciato per riparare i bordi usurati durante i lunghi viaggi. Pertanto, la riduzione delle dimensioni divenne una caratteristica permanente di molte carte da gioco giapponesi.

Il bando
La grande e apprezzata diffusione delle carte, che ebbe un impatto positivo sulla produzione locale, non impedì allo shogunato Tokugawa di imporre una politica di isolamento (Sakoku) tra il 1633 e il 1853, vietando il cristianesimo e proibendo le carte da gioco poiché considerate allo stesso tempo veicolo di influenza occidentale e di immoralità legata al gioco d’azzardo (tretasumi 手詰墨). Chiunque venisse sorpreso a giocare con carte europee rischiava la pena di morte, mentre i mazzi occidentali con numeri e semi facilmente riconoscibili furono i primi a essere bruciati. Tutte le carte straniere furono bandite, ma l’amore per il gioco era già troppo radicato nel popolo.
Per aggirare il divieto, i produttori giapponesi (in particolare quelli di Kyoto) iniziarono a sviluppare nuovi tipi di carta che, pur mantenendo una struttura di base adatta ai giochi di presa (come quelli praticati con gli antichi tarocchi o con le carte da caccia europee), ne mascheravano i semi e i disegni.
Nel 1648, i Tenshō Karuta furono ufficialmente banditi; nacquero gli Unsun Karuta うんすんカルタ (Carte con un e sun), un’invenzione del XVII secolo, uno dei primi tentativi di mascheramento, di cui ecco le caratteristiche:
* Espansione del mazzo: il numero totale di carte fu aumentato a 75 e i semi a cinque (i quattro tradizionali portoghesi più il nuovo motivo a spirale “Guru”).
* Aumento delle figure: ogni seme conteneva 15 carte, tra cui figure come “Kaba” (cavallo), “Rei” (re), “Sôta” (regina/principe) e due figure non convenzionali chiamate “Sun” e “Un”, che diedero il nome al mazzo.
* Mascheramento: sebbene i semi tradizionali fossero ancora riconoscibili, l’aggiunta del seme “Guru” e delle nuove figure rese il mazzo sufficientemente diverso da sfuggire al divieto iniziale.

Anche l’Unsun Karuta fu infine escluso, sebbene si trattasse di un processo piuttosto complicato, e i produttori furono quindi costretti a creare mazzi sempre più astratti: questi modelli regionali furono chiamati “Yomi Karuta”, dal famoso gioco Yomi, già noto nel 1680. (da non confondere con quello tipo Street Fighter https://www.nerdream.it/2020/10/28/yomi-recensione-del-gioco-di-carte-in-stile-street-fighter-2-djama-games/ o quello più poetico con le scritte, dato che la carta di lettura si chiama “yomi-fuda”, approfondimento qui Ogura Hyakunin-isshu Karuta 小倉百人一首かるた https://karuta.game.coocan.jp/karuta-e.html, se volete lo faccio).
Ogni volta che un certo tipo di carte diventava troppo popolare per le scommesse, il governo lo proibiva, come accadde durante le ere Meiwa, An’ei e Tenmei (dal 1764 al 1789 circa). Un gioco chiamato Mekuri prese il sopravvento e Yomi divenne popolare, tanto che le carte furono ribattezzate “Mekuri Karuta” (che significa “carta che gira”, come nei giochi di pesca cinesi).
I mazzi da 48 carte eliminarono completamente le figure, rendendo i semi così stilizzati da essere quasi indistinguibili. I semi furono sostanzialmente ridotti a una serie di cerchi astratti o simboli geometrici, mantenendo così la struttura del gioco di cattura.

Ma non bastò: furono nuovamente vietate nel 1791.
Ma produttori e giocatori non si arresero: “nascosero” le carte trasformandole in fiori di stagione, astraendo il più possibile e intorno al 1816 emerse la forma delle “carte floreali” (hana awase): i semi non erano più spade o denari, ma fiori e piante.
I cuori si trasformarono in fiori di ciliegio, le spade in rami di pino. E non bastò; il primo riferimento documentato alle “hana awase” 花合せ (una versione precedente delle hanafuda) risale all’epoca in cui vennero registrate come strumento di gioco d’azzardo proibito (sì, lo so, hana-awase è anche un otome game, ma stiamo andando a perderci in chiacchere https://negameko.wordpress.com/2023/01/21/otome-game-review-hana-awase/).

Quindi fu necessario andare oltre e nacquero le hanafuda: i mazzi più antichi contenevano tra 12, 20 e persino 32 carte diverse e, come espediente per aggirare il divieto, includevano anche antiche poesie su alcune carte, mascherandole così da “Uta-garuta” (carte poetiche), considerate didattiche e quindi consentite. Tracce di questa tradizione sono ancora visibili nelle carte tanzaku.
Agli occhi dei funzionari, erano solo illustrazioni naturali e non strumenti di scommessa, perfetti per il Koi-Koi. Il loro successo fu immediato per i seguenti motivi:
1. Erano esteticamente giapponesi: i disegni ricordavano l’antica tradizione dell’E-awase (abbinamento di immagini) e del Kai-Oi (gioco delle tre carte), che non erano pratiche di gioco d’azzardo e quindi erano culturalmente accettate.
2. Mascheramento perfetto: non c’erano numeri né figure europee; il sistema era basato su 12 semi (i 12 mesi dell’anno), ciascuno composto da 4 carte, per un totale di 48 carte.
3. Dimensioni criptiche: le carte erano volutamente piccole (circa 5,4 x 3,2 cm), spesse e rigide, rendendo difficile per i giocatori mescolarle come le carte occidentali (vengono mescolate sul pavimento o sul tatami come le tessere del Mahjong o del Domino).
Questi mazzi, ispirati alle tradizionali collezioni poetiche e ai giochi di abbinamento delle conchiglie, hanno sostituito i semi occidentali con fiori e piante stagionali, trasformando così il gioco in un’opera d’arte mobile.
Ma c’è un ulteriore passaggio, prima di arrivare a quelle moderne.
La nascita di Nintendo
La svolta arrivò nel 1889, quando Fusajirō Yamauchi fondò la Nintendo Koppai (Nintendo Playing Card Co) a Kyoto per la produzione di Hanafuda, realizzate con cura e raffinatezza, utilizzando legno di gelso per la stampa. Nintendo iniziò infatti come azienda produttrice di carte da gioco, fornendo mazzi alla yakuza per i giochi illegali di Koi-Koi. Le “Daitoryō” (carte del presidente), con il dorso nero e la grafica calligrafica, divennero iconiche e, in particolare, un must tra la yakuza di Osaka. Da lì inizia la leggenda: “Prima di conquistare il mondo dei videogiochi, Nintendo conquistò i tavoli da gioco del Giappone”.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Nintendo diversificò la sua attività, ma le Hanafuda rimasero il prodotto principale fino agli anni Sessanta, quando l’azienda si dedicò ai giocattoli e poi ai videogiochi.
Oggigiorno, vengono utilizzate non solo per il gioco, ma anche come oggetti da collezione e decorazioni.
Per oggi mi fermo qui, settimana prossima ci avventureremo nel cuore dell’articolo.
Samantha Sisto
Photo credits in this article:
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https://boardgamegeek.com/blog/5777/blogpost/56752/how-to-play-koi-koi
new Hanafuda and Koi-Koi guide sheets
byu/Oneiros42 inHanafuda
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