Wakizashi: la compagna silenziosa della katana
Origini e definizione della wakizashi
La parola wakizashi (脇差 o 脇指) significa letteralmente “lama fuori al fianco” o “lama inserita di lato” (da waki 脇 = fianco/accanto e sashi / sashi- 指/差 = infilare, inserire) ed è utilizzata per indicare una spada corta tradizionale giapponese, indossata dai samurai.
In termini tecnici, la wakizashi è una spada a filo singolo (un’ispirazione dalla tradizione delle nihontō, le armi bianche giapponesi), con una lama dalla lunghezza tipica compresa tra circa 1 shaku (≈ 30,3 cm) e 2 shaku (≈ 60,6 cm).
In molti semplici resoconti in lingua inglese o italiana si trova indicato che la lunghezza usuale è tra 30 e 60 cm.
Va sottolineato che, pur essendo spesso definita “la spada corta” o “secondaria” rispetto alla più famosa katana, la wakizashi ha avuto — e ha tuttora — una storia autonoma, con propri contesti d’uso, pratiche rituali e significati simbolici.
Le origini storiche
Le prime forme della wakizashi possono essere fatte risalire al periodo della guerra civile in Giappone, specialmente durante il periodo Muromachi period (1336-1573).
Prima di allora, le spade corte usate dai guerrieri includevano il tantō (短刀, coltello/spada molto corta) e altri tipi di lame più brevi. Con l’evolversi delle tecniche, delle esigenze belliche e della società guerriera giapponese, la wakizashi trovò un suo spazio specifico.
Un elemento importante è che la definizione “lunghezza = tra X e Y cm” non è sempre stata fissa nei secoli — ad esempio, in alcuni casi era una lama più lunga che veniva comunque indossata come “wakizashi” in un set di spade.
In definitiva, la wakizashi nasce come spada seconda o complementare, ma ben presto assume un ruolo distintivo nel mondo samurai: arma da servizio, da difesa in spazi chiusi, ma anche simbolo di status e di identità.
Perché “spada corta” e “da fianco”?
Il termine evidenzia già l’idea del portarla al fianco, inserita nella cintura (obi) del samurai, e della possibilità di essere usata dove la katana — più lunga — risultava scomoda o non consentita.
In molti racconti è indicato che, quando un samurai entrava in edifici ufficiali o palazzi, dove la katana poteva essere lasciata all’esterno, la wakizashi veniva invece tenuta addosso come “lama di riserva” e come simbolo che il portatore non aveva rinunciato completamente al proprio status di guerriero.
Caratteristiche tecniche, manifattura e tipologie
Lama, curvatura e geometria
La wakizashi, come le altre spade japponesi, è forgiata seguendo i principi della nihontō: acciaio tamahagane, piegatura multipla, tempra differenziale che crea la linea d’indurimento (hamon), curvatura (sori) e tipologia di punta (kissaki).
La curvatura tipica è meno accentuata rispetto ad alcune katana, proprio perché l’arma era destinata anche a combattimenti in spazi ristretti e a manovre rapide. Alcune wakizashi, inoltre, erano prodotte con geometrie leggermente diverse rispetto alla katana, adatte alla loro funzione di spada da “contorno”.
Lunghezza e tipologie: ko-wakizashi e ō-wakizashi
Nella letteratura specializzata si distingue spesso tra due sottotipi:
• Ko-wakizashi (小脇差): lama più corta, verso i limiti inferiori della scala, adatta a contesti più “urbani” o di status ridotto.
• Ō-wakizashi (大脇差): lama più lunga, quasi al limite superiore della categoria, talvolta vicina per lunghezza ad alcune katana “ridotte”.
Ad esempio, alcune fonti indicano che in epoca Edo vennero fissate norme legali per la lunghezza massima delle wakizashi: circa 51,5 cm nel 1638, e danno come misura standard circa 54,5 cm dopo la modifica del 1712.

Montatura, impugnatura e guaina
Come per le katana, anche la wakizashi presenta:
• Tsuka (柄): manico, spesso rivestito in pelle di razza (same) e legato con corda o seta (ito)
• Tsuba (鍔): guardia d’impugnatura, con forme decorative e funzionali
• Saya (鞘): guaina, spesso laccata, che protegge la lama
• Fuchi, kashira, menuki e altri elementi ornamentali che combinano funzionalità e valore estetico
La qualità delle montature poteva variare enormemente: da modelli puramente funzionali in contesti bellici a veri e propri oggetti artistici di alto livello, destinati al cerimoniale o alla collezione.
Processo di produzione (in sintesi)
Ecco un riassunto dei passaggi principali della produzione tradizionale di una wakizashi:
1. Ottenimento del tamahagane (acciaio derivato dalla sabbia ferrosa)
2. Forgiatura iniziale, piegatura multipla per eliminare impurità e ottenere grana d’acciaio compatta
3. Shita-kitae, ji-wari e altri processi per definire la struttura della lama
4. Tempra differenziale: applicazione di uno strato di argilla, più sottile sulla lama, più spesso sul dorso; riscaldamento e immersione in acqua per ottenere il hamon
5. Lavorazione della lama: lucidatura, rifinitura della punta (kissaki), inserimento del codolo (nakago) con signature (mei) del fabbro
6. Montaggio finale con impugnatura, guaina e decorazioni
Curiosità tecniche
• In alcune wakizashi si può osservare chiaramente il hamon, ossia la linea visiva che separa la zona temprata (più dura) da quella più morbida.
• Il bilanciamento della lama era particolarmente importante: una arma troppo lunga avrebbe perso l’agilità tipica della wakizashi.
• In epoca di pace (Edo), la funzione bellica della spada diminuì e salì l’importanza estetica: alcune wakizashi vennero prodotte più per rappresentanza che per combattimento attivo.

Usi, significati simbolici e curiosità
Arma da combattimento e difesa ravvicinata
La wakizashi serviva come arma ausiliaria alla katana:
• In battaglia, se la katana era danneggiata, persa o non poteva essere estratta, la wakizashi poteva subentrare.
• In spazi ristretti, come edifici o stanze con mobili, il movimento di una spada lunga era svantaggioso: la wakizashi, più corta, risultava più maneggevole e pronta.
• In epoca Edo, per molti samurai la funzione puramente bellica era diminuita e la spada aveva assunti rituali e simbolici.
Simbolo sociale e accoppiamento daishō
Uno degli usi più emblematici della wakizashi è quello come parte del set di spade chiamato daishō (大小, “grande e piccola”), costituito tipicamente da katana (o comunque da una spada più lunga) e wakizashi (più corta).
Questo binomio ebbe forte significato sociale: nel periodo Edo era privilegio della classe samurai portare il daishō; era una forma di riconoscimento del rango e dell’onore della persona.
Una curiosità: secondo lo studioso Kanzan Satō, pare che non vi fosse una reale necessità bellica per molte wakizashi, ma la loro popolarità derivasse soprattutto dalla capacità di gestire il combattimento in interni e da un valore simbolico crescente.
Ruolo nel rituale seppuku
Una funzione particolarmente nota (e drammatica) è quella della wakizashi nel rituale del seppuku (suicidio rituale dei samurai per preservare l’onore).
Nel dettaglio: la wakizashi poteva essere impiegata come strumento per l’automutilazione del samurai oppure — in mancanza della katana o quando il rituale lo richiedeva — come lama principale. In alcuni casi, il rituale prevedeva che un kaishakunin (assistente) recidesse la testa del suicida con un’altra lama.
Questo conferì alla wakizashi il nome simbolico di “guardiana dell’onore” (come riportato in alcune fonti) perché rimaneva con l’uomo anche quando la katana veniva tolta.
Aneddoti e curiosità
• Vi è testimonianza del samurai Sano Masakoto che nell’anno 1784, nel castello di Edo, uccise con la wakizashi il wakadoshiyori Tanuma Okitomo: l’arma usata fu proprio una wakizashi e ciò dimostra come l’arma fosse ancora in uso attivo anche nella seconda metà del XVIII secolo.
• Durante il periodo Meiji, con l’editto Haitorei del 1876 che proibì il porto delle spade in pubblico, molte wakizashi furono tagliate, vendute o trasformate. Questo comportò una perdita significativa della produzione tradizionale.
• In edifici dove la katana doveva essere lasciata all’ingresso, la wakizashi veniva tenuta vicino, a testimonianza che il samurai restava armato, anche “tra le mura”. Un sistema quasi simbolico di vigilanza e presenza.
Trasformazione dell’uso nel tempo
Con la pacificazione del Giappone durante il periodo Edo, l’uso bellico attivo delle spade declinò e la wakizashi assunse in parte un ruolo rappresentativo: arma di cortesia, decorativa, di status.
Tuttavia, anche in tale periodo, rimase un segno di identità, spesso conservata nelle famiglie (passaggio di spade da padre a figlio) e molto apprezzata dai collezionisti di armi bianche giapponesi.
Declino, collezionismo e rilevanza contemporanea
Leggi e regolamenti storici
Un punto chiave per la storia della wakizashi è la legislazione del periodo Edo. Ad esempio, un editto del 1629 stabilì che la coppia daishō doveva essere portata durante le cerimonie ufficiali.
Inoltre, come già accennato, una discussione specializzata fa riferimento a misure di lunghezza massima fissate in 1638 (katana 84,8 cm; wakizashi 51,5 cm) e modificate nel 1712 (katana 87,6 cm; wakizashi 54,5 cm).
Queste regolamentazioni mostrano come le spade non fossero solo oggetti tecnici ma anche strumenti di controllo sociale e simboli di appartenenza di classe.
Fine dell’uso militare e nascita del collezionismo
Con la Restaurazione Meiji (1868) e le successive riforme, il sistema guerriero tradizionale dei samurai venne abolito. Le spade furono soggette a restrizioni: l’editto Haitorei del 1876 vietò il porto in pubblico delle spade da parte della grande maggioranza della popolazione. Questo segnò una svolta per la produzione e l’uso delle wakizashi.
Da allora, molte wakizashi assistettero a:
• trasformazioni da arma a oggetto cerimoniale o da esposizione
• commercio internazionale (alcune finirono all’estero)
• catalogazione, studio da parte di musei e collezionisti
• ripresa artigianale nel settore moderno della forgiatura tradizionale giapponese
Valore per il collezionista e la cultura contemporanea
Oggi una wakizashi autentica (antica, firmata da un buon fabbro, ben conservata) può avere un forte valore storico, artigianale e collezionistico. Le caratteristiche da valutare includono: età, scuola del fabbro, condizioni della lama e degli accessori, provenienza documentata.
In ambito culturale e marziale:
• alcune scuole di arti marziali giapponesi (come l’iaido) utilizzano anche versioni corte o medie di spade che simulano la wakizashi per pratiche di estrazione e taglio.
• La wakizashi appare in film, serie televisive, videogiochi, manga, contribuendo alla sua popolarità e a una certa “iconizzazione” nell’immaginario dei samurai.
• L’interesse per la lavorazione tradizionale delle spade giapponesi ha portato a un rinnovato apprezzamento del mestiere del fabbro di lame (token shokunin) e delle tecniche storiche.
Conservazione e problemi attuali
La conservazione delle wakizashi (come per tutte le nihontō) presenta sfide: corrosione, danni al filo, rischio di falsificazioni, difficoltà nella documentazione della provenienza. I regolamenti moderni in Giappone per la conservazione delle lame antiche rendono il recupero e lo studio dei pezzi storici un’attività specializzata.
Significato simbolico oggi
Pur non più arma da guerra, la wakizashi continua a veicolare valori: disciplina, identità, artigianato raffinato, continuità storica. Per molti appassionati e studiosi di armi giapponesi, essa rappresenta un ponte tra l’epoca dei samurai e il presente.
Conclusioni
La wakizashi non è semplicemente “la spada corta del samurai”, bensì un oggetto che racchiude in sé molteplici dimensioni: tecnica, funzionalità, simbolismo, estetica e storia sociale. Fin dalle sue origini nel periodo Muromachi, attraverso la guerra civile, l’affermarsi della coppia daishō, l’era Edo e infine la modernità, la wakizashi ha saputo adattarsi e assumere significati mutevoli.
Dal ruolo concreto di arma da contorno o da combattimento ravvicinato, è divenuta emblema del guerriero, segno distintivo del samurai e “guardiana dell’onore”. Il rituale del seppuku ne precisa il rapporto con l’identità del combattente. Le regolamentazioni del periodo Edo ne evidenziano il valore di simbolo di classe e il controllo politico che vi era intorno.
Oggi, come oggetto da collezione e testimonianza dell’artigianato tradizionale giapponese, la wakizashi continua ad attrarre studiosi, appassionati e praticanti di arti marziali. La sua bellezza tecnica — lama forgiata, hamon ben definito, montatura elegante — unita al suo peso storico e culturale, ne fanno un elemento di grande fascino.
In sintesi: la wakizashi è un piccolo capolavoro della cultura giapponese, che merita di essere conosciuto non solo come accessorio della katana, ma come arma a sé stante, con una storia ricca e stratificata.
Glossario
• daishō (大小): Coppia di spade del samurai — “grande e piccola” — tipicamente katana + wakizashi.
• hamon (刃文): La linea visibile di indurimento sulla lama delle Nihontō, ottenuta con la tempra differenziale.
• iasiō (刃取り): [Nota: probabilmente “iaidō”] Arte marziale giapponese dell’estrazione e taglio con la spada.
• kissaki (切先): La punta della lama di una spada giapponese.
• koshigatana (腰刀): Letteralmente “spada da fianco”; termine storico usato per spade corte che precedettero la wakizashi.
• ko-wakizashi (小脇差): Versione più corta della wakizashi.
• ō-wakizashi (大脇差): Versione più lunga della wakizashi, verso l’estremo superiore della lunghezza consentita.
• shaku (尺): Un’unità tradizionale giapponese di misura lineare (circa 30,3 cm).
• sori (反り): La curvatura della lama di una spada giapponese.
• tsuka (柄): Impugnatura della spada.
• tsuba (鍔): Guardamano (parte tra impugnatura e lama) di una spada giapponese.
• tanto (短刀): Lama corta giapponese, generalmente meno lunga della wakizashi, più vicina a un coltello/spada corta.
• tamahagane (玉鋼): Acciaio tradizionale giapponese ottenuto da sabbia ferrosa, usato per la forgiatura delle spade.
• uchigatana (打刀): Tipo di spada giapponese portata infilata nella cintura (obi), con filo verso l’alto — evoluzione della tachi.
• wakizashi (脇差/脇指): Spada corta giapponese, generalmente tra 30 e 60 cm di lama, portata al fianco dai samurai come arma secondaria.
• waki (脇): Fianco, lato; nel termine wakizashi indica la posizione della spada.
Bibliografia
• Sato, Kanzan. The Japanese Sword. Kodansha International, 1983.
• Nagayama, Kōkan. The Connoisseur’s Book of Japanese Swords. Kodansha International, 1998.
• Deal, William E. Handbook to Life in Medieval and Early Modern Japan. Oxford University Press, 2007.
• Cunningham, Don. Taïhô-jutsu: Law and Order in the Age of the Samurai. Tuttle Publishing, 2004.
• “Wakizashi.” Wikipedia, consultato 2025.
• “The Wakizashi: A Complete Guide to the Samurai’s Essential Companion Blade.” Seven Swords, 19 Apr 2025.
• “Katana, Wakizashi and Tanto: the art of Japanese swords revealed.” Battle-Merchant Blog, 31 Jul 2024.
• “Object of the Month: Wakizashi Sword.” Selly Manor Museum, 25 Jan 2024.
Nota metodologica
Per la redazione del presente articolo sono state utilizzate esclusivamente fonti accessibili online e pubblicamente consultabili, preferendo quelle riconosciute come affidabili nel settore della storia delle armi giapponesi, dell’artigianato delle lame e della cultura samurai. Le fonti includono articoli specialistici, database enciclopedici, blog di esperti e musei. Non sono state introdotte invenzioni o elementi non supportati da almeno una fonte accreditata. I termini giapponesi sono stati riportati nel loro originale (kana/kanji) dove possibile o rilevante, per favorire precisione terminologica e chiarezza. In tutti i casi sono state citate le pagine consultate mediante riferimento diretto. Eventuali differenze nelle misure o nei periodi storici riflettono le discrepanze esistenti nella letteratura specialistica, e in tali casi è stata indicata la fonte.



