
La danza del ventre: un’indagine storico-culturale su رقص شرقي (raqs sharqī)
La danza del ventre: un’indagine storico-culturale su رقص شرقي (raqs sharqī)
1. Introduzione e definizioni
La locuzione italiana “danza del ventre” è un calco ottocentesco che riduce a una sola parte anatomica la complessità di raqs sharqī (رقص شرقي /ˈræqs ʃarˈqiː/), letteralmente “danza d’oriente”. In Egitto, la distinzione principale è fra raqs sharqī – stile da scena, teatralizzato – e raqs baladī (رقص بلدي /ˈbaladiː/), forma sociale vernacolare. Il termine moderno “oriental dance” fu imposto dalle ditte impresarie del Cairo fra le due guerre mondiali per legittimare la disciplina presso il pubblico borghese europeo-levantino. Questa genealogia terminologica, come dimostrerò, è indispensabile per comprenderne i passaggi di status: da rito agro-rituale a intrattenimento urbano, a simbolo identitario e infine a prodotto globale.
2. Tracce iconografiche e testuali dell’antichità
I reperti più antichi che mostrano donne impegnate in torsioni pelviche risalgono all’antico Egitto, precisamente alla XVIII dinastia (ca. 1350 a.C.). Il celebre affresco della Tomba di Nebamun, oggi al British Museum, raffigura due danzatrici con fianchi scoperti e ginocchia piegate, accompagnate da liutisti e flautiste – iconografia che tradisce un vocabolario motorio sorprendentemente vicino alle isolazioni del tronco caratteristiche del raqs sharqī moderno.
La continuità diretta tra faraoni e cabaret cairoti rimane ipotetica: tra le due epoche intercorrono oltre trenta secoli e diversi collassi storico-politici. Tuttavia, fonti greco-romane come Luciano di Samosata parlano di “danzatrici egiziane del ventre”, e il geografo Strabone menziona movimenti ondulatori “delle reni”. Tali testimonianze, sebbene filtrate dallo sguardo ellenistico, indicano che la regione nilotica conservò repertori di danza femminile caratterizzati da accentuazioni addominali.
3. Medioevo islamico: ghawāzī e ʿawālim
Con la conquista araba (640 d.C.) e l’islamizzazione della valle del Nilo, l’arte coreutica sopravvisse cambiando contesto. Le principali categorie professionali furono:
ġawāzī (غوازي /ɣaˈwaːziː/): donne nomadi di origine tzigana che si esibivano all’aperto, al suono di oboi mizmar e tamburi tabla;
ʿawālim (عوالم /ʕaˈwaːlim/): intrattenitrici colte, ingaggiate nei palazzi mamelucchi, specializzate in poesia e canto oltre che danza.
Lo storico al-Maqrīzī († 1442) distingueva chiaramente le due tipologie e condannava «le suggestioni lascive delle ghawāzī che turbano i cuori degli uomini». Ibn Baṭṭūṭa, durante il soggiorno a Il Cairo (1326), descrisse un matrimonio animato da “donne che facevano vibrare l’addome a ritmo di nacchere metalliche (سياج, oggi ṣagāt/sagat)”.
4. L’editto di Muḥammad ʿAlī e la diaspora ghawāzī (1834)
Nel 1834 il wālī d’Egitto Muḥammad ʿAlī Pasha emanò un decreto che bandiva le ghawāzī dalla capitale, relegandole nell’Alto Egitto con l’accusa di “corrompere la pubblica morale”. Il provvedimento, nato in parte per compiacere i dignitari ottomani moralisti, trasformò paradossalmente le danzatrici in attrazioni esotiche per i primi turisti europei, che le inseguirono lungo il Nilo.
5. Orientalismo e spettacolarizzazione nel XIX secolo
Fra 1820 e 1880 pionieri dell’egittologia e scrittori viaggiatori – da Edward William Lane a Gustave Flaubert – definirono le danze delle ghawāzī come estasi sensuale. Lane annota che esse “ruotano il busto senza muovere i piedi, facendo vibrare il ventre come la pelle di un tamburo” e ne disegna minuziosamente i costumi.
La loro narrativa, intrisa di erotismo e moralismo, alimentò il fenomeno orientalista: Parigi, Londra e New York volevano vedere “la danza delle odalische”. Culmine fu l’Expo Colombiana di Chicago (1893), dove la siriana-greca Fahreda Mazar Spyropoulos, alias “Little Egypt”, si esibì nello spettacolo “Streets of Cairo”, creando il tormentone “hoochie-koochie”.
6. La nascita del raqs sharqī moderno: Badīʿa Maṣabnī e il Casino Opera
Rientrate le danzatrici in Egitto con il protettorato britannico, la scena artistica cairota fu rivoluzionata dalla libanese Badīʿa Maṣabnī (1892-1974). Nel 1926 fondò il Casino Opera, primo music-hall arabo dotato di scenografia alla francese, pedana sopraelevata e orchestra sinfonica. Badīʿa ibridò passi popolari, port de bras del balletto russo e costumi con strass americani, creando la grammatica ancora insegnata oggi.
Due sue allieve divennero icone del cosiddetto “periodo d’oro” (1935-1959):
Tahia Carioca (طاهرة كاريوكا, 1919-1999), soprannominata bint al-balad (“ragazza del popolo”), politicizzata e schietta;
Samia Gamal (سامية جمال, 1924-1994), che introdusse veli in chiffon e tacchi da ballroom, proclamando: «Una danzatrice non muove il ventre, ma il cuore» (intervista, Akhbar al-Youm, 1950).
7. Coreografi e istituzionalizzazione: Mahmūd Reda e la svolta folklorica
Nel 1959 l’ex ginnasta olimpico Mahmūd Reda fondò, con il fratello ʿAlī e la moglie Farīda Fahmy, la Reda Troupe: per la prima volta il governo finanziava uno spettacolo di danze regionali stilizzate. Reda decostruì il raqs baladī, trasformandolo in quadri corali ispirati a Broadway e inserendo figure maschili, come il bastone ṭaqṭīqa del sāʿīdī.
8. Raqs sharqī e politiche del corpo (1960-2025)
L’ambivalenza fra status d’arte nazionale e peccato pubblico riemerse ciclicamente:
1999: la stampa egiziana denuncia “l’oscenità del ventre scoperto”, innescando tentativi di imporre body color carne sotto il costume.
2014: la Dar al-Iftāʾ chiede la chiusura del talent show The Belly Dancer, temendo “un’offesa alla morale collettiva”.
2022-25: gruppi di insegnanti egiziani, ispirati alla Convenzione UNESCO (2003) sull’ICH, avviano pratiche per candidare il raqs sharqī a patrimonio immateriale transnazionale, sottolineandone il carattere “femminista vernacolare”.
9. Struttura musicale della performance
Un set professionale prevede:
mejancé (مجنسِيه /mɛˈʒænse/): ouverture orchestrale di benvenuto;
taqṣīm di ʿūd o qānūn, dove la danzatrice improvvisa isolazioni lente;
baladī progression in 4/4, con modulazione maqam e “accensioni” di shimmy;
drum solo (tabla solo), dialogo serrato con il percussionista;
finale zeffah in ritmo masmūdī kabīr.
Strumenti chiave: ṭabla/darbūka, riqq (tamburello a sonagli), aerofoni mizmar o arghūl, e, dal 1950, fisarmonica elettrificata.
10. Letteratura, Aforismi e Mistica della danza
Già nel XII sec. Ibn al-Fāriḍ elogiava le danzatrici «che con il ventre invocano la gioia degli astri». Il sufista persiano Rūmī esorta: «Alzati, o giorno: gli atomi danzano; l’universo danza per Lui»
Fra gli epigrammi moderni spicca la battuta di Naguib Maḥfūẓ: «Il Cairo non ha bisogno del big bang: basta il tremito di Dina sul palco del Rītz». L’umorista sudanese Ṭarīq al-Baḥrī scrive: «Quando il darbūka tace, la città ricorda che ha un cuore che batte a 4/4».
11. Anecdoti e curiosità
Shamadan: il candelabro portato sulla testa nacque secondo la leggenda quando, nel 1909, la ballerina Zīnāt al-Safīra accidentalmente fuse il supporto di un lampadario con il cerchietto.
Asteroide 21689 Carioca: nel 2014 un astronomo brasiliano battezzò un corpo minore in onore di Tahia Carioca.
Primo “raqqāṣ” uomo: l’egiziano Tito Seif portò il raqs sharqī maschile nei festival europei del 2000, sfidando stereotipi di genere.
Festival “Ahlan wa Sahlan”: fondato da Raqia Hassan (1999), oggi raduna oltre 1 500 danzatori da 70 Paesi presso il Mövenpick Media City (20-26 luglio 2025).
12. Metodologia e limiti della ricerca
Il presente saggio integra fonti primarie (cronache arabe medievali, viaggiatori europei, codici di polizia egiziani) e secondarie (monografie accademiche, riviste specializzate, interviste a performer). Il limite maggiore è l’asimmetria archivistica: la storia orale delle ghawāzī, tramandata per via matrilineare, risulta lacunosa rispetto alle coeve cronache maschili, spesso stigmatizzanti. L’uso critico dell’orientalismo – da Said in poi – è imprescindibile per evitare una lettura esotizzante.
13. Conclusioni
Il raqs sharqī, lungi dall’essere un residuo folclorico, si configura come palinsesto vivo in cui si stratificano religiosità arcaica, modernità spettacolare e pulsioni di genere. La sua resilienza – dalle interdizioni ottocentesche alle cens(ur)e televisive odierne – testimonia la capacità delle comunità di performer di ridefinire continuamente il confine fra corpo e politica. Il riconoscimento UNESCO, se approvato, imporrà un’ulteriore riflessione sul diritto delle culture diasporiche di partecipare alla definizione del proprio patrimonio, trascendendo i confini nazionali.
Glossario essenziale
Termine (arabo) Pronuncia Significato sintetico
رقص شرقي (raqs sharqī) /ˈræqs ʃarˈqiː/ “Danza orientale”, stile teatrale egiziano.
رقص بلدي (raqs baladī) /ˈræqs ˈbaladiː/ Danza popolare urbana “di paese”.
غوازي (ġawāzī) /ɣaˈwaːziː/ Danzatrici nomadi, esibizione all’aperto.
عوالم (ʿawālim) /ʕaˈwaːlim/ Intrattenitrici colte di corte.
صاجات (ṣagāt) /saˈɣaːt/ Cimbali manuali (finger cymbals).
شمعدان (shamadan) /ʃamaˈdan/ Candelabro da testa usato nei matrimoni.
مجنسِيه (mejancé) /mɛˈʒænse/ Brano d’apertura coreografico.
تقسيم (taqṣīm) /tɑqˈsiːm/ Improvvisazione strumentale solista.
طبلة (ṭabla/darbūka) /ˈtˤɑblɑ/ Tamburo a calice percussivo.
مزمار (mizmar) /mizˈmaːr/ Oboe popolare, timbro penetrante.
مسعودي كبير (masmūdī kabīr) /masˈmuːdi kaˈbiːr/ Ritmo lento in 8/4, usato nei finali solenni.
سعيدي (sāʿīdī) /sæˈʕiːdi/ Stile/ritmo dell’Alto Egitto.
(Il glossario, per ragioni di spazio, seleziona i termini più ricorrenti; un lessico completo supererebbe le finalità di questa sede.)
Bibliografia selezionata
Buonaventura, Wendy. Serpent of the Nile: Women and Dance in the Arab World. Saqi Books, 2010.
Van Nieuwkerk, Karin. A Trade like Any Other: Female Entertainers in Egypt. University of Texas Press, 1995.
Shay, Anthony & Sellers-Young, Barbara (eds.). Belly Dance: Orientalism, Transnationalism and Harem Fantasy. Mazda Publishers, 2005.
World Dance Heritage Archive. “Samia Gamal Belly Dancer Laban Movement Analysis.” 2024.
World Dance Heritage Archive. “Egyptian Folklore and the Reda Troupe.” 2023.
Ahram Online. “Religious Authority Calls for Ban on ‘Obscene’ Belly Dancing Show.” 3 settembre 2014.
Lane, Edward William. An Account of the Manners and Customs of the Modern Egyptians. 1836 (ed. annotata).
Masabni, Badia. Memorie dal Casino Opera (autobiografia inedita, citata in
bellydancemuseum.com).
UNESCO ICH – Dossier preliminare “Egyptian Raqs Sharqi” (2024).
Shira.net. “Belly Dance in Ancient Egypt, Part I.” 2022.
“Al risveglio del tamburo il corpo ricorda la sua prima lingua.” – Proverbio nubiano
