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Aokigahara – Oltre il mito: la foresta del silenzio e dell’oscurità

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Parte I – Il cuore oscuro del Giappone: natura, silenzio e suggestione

1. Una foresta antica ai piedi del sacro Fuji
Ai piedi del monte Fuji, come un manto silenzioso e compatto, si estende Aokigahara (青木ヶ原), anche chiamata Jukai (樹海), ossia “mare di alberi”. È una foresta fitta e intricatissima, cresciuta su un terreno lavico risalente all’eruzione del Fuji del 864 d.C., in una zona che copre circa 35 km² nella parte nord-occidentale del vulcano sacro.
Il suolo è poroso, irregolare e ricco di tunnel lavici. Le radici degli alberi, costrette a espandersi orizzontalmente, si intrecciano come vene sopra la terra, creando un paesaggio che pare sospeso fuori dal tempo. Il muschio copre tutto, il vento si sente appena, gli animali sono pochi. È una foresta quasi irreale.

2. Una foresta che inghiotte il suono
Uno degli aspetti più sconcertanti di Aokigahara è il suo silenzio innaturale. Non si tratta solo dell’assenza di animali, ma anche della particolare composizione del suolo vulcanico che assorbe i suoni, smorzando ogni eco. Camminando tra i sentieri, si ha l’impressione di essere inghiottiti da una bolla d’ovatta.
Non a caso, molti visitatori riportano una percezione alterata dello spazio e del tempo, e alcuni affermano di aver sentito “presenze” o “sussurri”. La foresta non è solo silenziosa: è saturata di assenza.

3. Il volto culturale: tra spiritualità e timore
Nel cuore del Giappone, Aokigahara è un simbolo ambiguo: da un lato luogo naturale di straordinaria bellezza, dall’altro spazio sacro e inquieto. La sua vicinanza al Fuji ne fa un’area culturalmente significativa:
Il Fuji è una montagna sacra legata al culto shintō e al buddhismo esoterico.
Aokigahara ospita numerosi altari, jizō e stele votive, posti dai monaci o dai familiari delle vittime.
La foresta è considerata “spiritualmente contaminata” (kegare 汚れ) secondo le credenze tradizionali, legata agli yūrei (fantasmi inquieti) e agli spiriti che non trovano pace.

4. Jukai: mare di alberi, mare di storie
Il termine Jukai (樹海) non è solo descrittivo, ma metaforico: evoca un luogo che disorienta, che non ha confini visibili, dove è facile perdersi. Ed è proprio qui che si intrecciano miti, fatti reali, e un immaginario potente che ha alimentato libri, film, anime e reportage.
Tuttavia, ridurre Aokigahara solo a un “luogo di morte” significa ignorare la sua complessità culturale e ambientale. È una foresta viva, sacra, antica. Eppure, è anche il luogo dove il Giappone moderno ha lasciato affiorare i suoi dolori invisibili.

Parte II – Leggende, miti e l’ombra del suicidio

5. La leggenda dell’ubasute: l’abbandono degli anziani
Una delle leggende più antiche associate ad Aokigahara è quella dell’ubasute (姥捨て) – la pratica (oggi ritenuta in gran parte mitologica) di abbandonare gli anziani o i malati nei boschi o sulle montagne durante carestie o gravi crisi familiari.
In alcune versioni della leggenda, le donne anziane venivano lasciate ad Aokigahara, dove morivano nel silenzio, trasformandosi in spiriti vendicativi o custodi della foresta.
Questa storia, anche se non storicamente documentata nel caso specifico della foresta, rafforza la percezione della stessa come luogo di isolamento, sacrificio e oblio.

6. I fantasmi giapponesi: yūrei, onryō e kodama
Secondo la tradizione giapponese, coloro che muoiono con forti emozioni, senza funerale o con rimpianti, diventano yūrei (幽霊) – spiriti erranti. Aokigahara ne sarebbe popolata:

Onryō (怨霊) – spiriti vendicativi, legati al risentimento
Ubume (産女) – fantasmi di madri morte di parto
Kodama (木霊) – spiriti degli alberi, antichi come la foresta stessa
Molti rituali shintō e buddhisti vengono eseguiti nei pressi dei sentieri più frequentati per purificare il luogo e placare le anime.

7. Il suicidio nella cultura giapponese: un tema tabù ma presente
È noto che Aokigahara è tristemente celebre per essere uno dei luoghi in cui molte persone hanno deciso di porre fine alla propria vita. Anche se le autorità giapponesi hanno smesso di pubblicare statistiche ufficiali per non incentivare il fenomeno, si stima che ogni anno avvengano numerosi suicidi all’interno della foresta.
Va però sottolineato che il legame tra Giappone e suicidio ha radici culturali complesse:
Il seppuku (suicidio rituale) era visto come forma di espiazione e onore
Il suicidio d’amore (shinjū) era celebrato nel teatro kabuki
Nella letteratura moderna, da Dazai Osamu a Mishima Yukio, la morte volontaria è spesso trattata come esito tragico ma estetico
Aokigahara, in questo contesto, è diventato uno specchio della solitudine e del dolore silenzioso che esiste sotto la superficie di una società apparentemente armoniosa.

Parte III – Tra rispetto, prevenzione e poesia naturale

8. La risposta del Giappone: prevenzione e rispetto
Negli ultimi decenni, le autorità locali e le associazioni di volontari hanno avviato campagne di prevenzione per scoraggiare chi arriva nella foresta con intenzioni estreme:
All’ingresso di molti sentieri, cartelli in giapponese (e a volte in inglese) invitano a parlare con qualcuno, a non affrontare il dolore da soli, a contattare numeri di supporto.
Le forze dell’ordine pattugliano periodicamente le aree principali, soprattutto nella stagione in cui il flusso di visitatori è maggiore.
Associazioni di volontari locali perlustrano la foresta non solo per recuperare corpi, ma anche per offrire aiuto a chi appare in difficoltà.
Questi sforzi mirano a trasformare la narrazione: non più un “luogo per morire”, ma uno spazio dove si può tornare a vivere.

9. Turismo, morbosità e cinema: i pericoli della spettacolarizzazione
Purtroppo, l’aura sinistra di Aokigahara ha attirato anche forme di turismo macabro o irrispettoso:
Alcuni visitatori lasciano oggetti inquietanti o simboli “dark”, come bambole impiccate o maschere da kabuki tragico.
Influencer e youtuber hanno filmato in modo offensivo all’interno della foresta, alimentando stereotipi e superficialità.
Il cinema horror (es. The Forest, 2016) ha spesso travisato la cultura locale, rafforzando l’immagine di Aokigahara come “foresta maledetta”.
In realtà, la comunità giapponese chiede rispetto, e molti sentieri interni sono stati chiusi al pubblico per evitare intrusioni non autorizzate.

10. Una foresta da ascoltare: natura, poesia e spiritualità
Eppure, per chi visita Aokigahara con consapevolezza e silenzio, la foresta si rivela nella sua bellezza più pura:
I muschi che brillano di verde smeraldo dopo la pioggia
I tronchi contorti che sembrano danzare nel tempo
Le radici che si intrecciano come sentieri del pensiero
I sentieri segnati da corde, come filo d’Arianna del cuore

Poeti, monaci e camminatori laici scrivono ancora oggi haiku dedicati alla foresta. Eccone uno:

木の根にも
 風の祈りや
 樹海の朝

Ki no ne ni mo
Kaze no inori ya
Jukai no asa

Sulle radici,
il vento sussurra preghiere –
mattino nel Jukai

Aokigahara, al di là del mito, è un invito alla presenza, al silenzio, al rispetto.
Un luogo che custodisce ombre, sì, ma anche luce.

Glossario dei termini giapponesi
Aokigahara (青木ヶ原) – “Pianura degli alberi verdi”; foresta ai piedi del Fuji.
Jukai (樹海) – “Mare di alberi”, soprannome poetico della foresta.
Kegare (穢れ) – “Impurità spirituale” nello shintō.
Yūrei (幽霊) – Spiriti inquieti dei morti.
Onryō (怨霊) – Spiriti vendicativi.
Ubume (産女) – Fantasmi di madri morte di parto.
Kodama (木霊) – Spiriti degli alberi.
Seppuku (切腹) – Suicidio rituale giapponese, usato dai samurai.
Shinjū (心中) – Suicidio d’amore, spesso in coppia.
Ubasute (姥捨て) – Leggendaria pratica di abbandonare gli anziani.
Jizō (地蔵) – Divinità buddhista protettrice dei bambini e dei defunti.
Haiku (俳句) – Breve poesia giapponese in 17 sillabe.
Torii (鳥居) – Portale sacro che segna l’ingresso a uno spazio divino.

Bibliografia commentata
Wagner, David. Death and the Afterlife in Japanese Buddhism, University of Hawaii Press, 1996
Approfondisce la visione giapponese della morte e dei luoghi contaminati spiritualmente.
Aokigahara Official Site – Yamanashi Prefecture Tourism
Include indicazioni sui sentieri, storia naturale e norme di comportamento per i visitatori.
Ueda, Makoto. Modern Japanese Haiku: An Anthology, University of Toronto Press, 1976
Contiene versi ispirati anche a luoghi liminali come Aokigahara.
Smyers, Karen. The Fox and the Jewel, 1999
Sebbene dedicato al culto di Inari, esplora anche il rapporto giapponese con gli spiriti e le credenze shintō.
Dazai Osamu – Ningen Shikkaku (Lo squalificato)
Romanzo semiautobiografico sulla depressione e l’alienazione nella società giapponese.
Matsumoto, Seichō – Points and Lines
Giallo psicologico che offre un’interessante riflessione sul suicidio sociale e morale nel Giappone moderno.
Siti di supporto giapponesi (東京自殺防止センター) – Tokyo Suicide Prevention Center
Usati anche nelle campagne affisse all’interno di Aokigahara.

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