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Monte Kurama e Kurama-dera: Yoshitsune tra storia e tengu

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Il Monte Kurama (Kurama-yama), a nord di Kyōto, è uno dei fulcri simbolici dell’immaginario giapponese medievale: luogo di antiche pratiche ascetiche, sede del complesso templare di Kurama-dera e scenario — nella memoria letteraria — dell’infanzia di Minamoto no Yoshitsune (1159–1189), affidato in giovanissima età ai monaci della montagna.

Introduzione

Le fonti storico-letterarie due-trecentesche, soprattutto il Heike monogatari quale cornice della guerra Genpei, ricordano la permanenza del giovane Yoshitsune al tempio; la successiva ricezione quattro-cinquecentesca, in particolare il Gikeiki (XV secolo), canonizza invece il motivo favoloso dell’addestramento marziale impartito dai tengu — con in testa il loro “grande” di Kurama, Sōjōbō — facendo del monte il teatro iniziatico del futuro eroe. L’autorità del Gikeiki nella formazione del mito di Yoshitsune è stata messa a fuoco, in ambito anglofono, dall’edizione e dallo studio introduttivo di Helen Craig McCullough, che resta il riferimento principale per la storia del testo e la sua influenza.

Kurama-dera: contesto storico e religioso

La tradizione locale fa risalire l’origine del tempio all’VIII secolo: un discepolo di Ganjin (Jianzhen), Ganchō/Gantei, avrebbe eretto una capanna devozionale per Bishamonten nel 770; nel 796 il funzionario Fujiwara no Ise no Hito avrebbe organizzato un primo complesso di edifici e introdotto il culto della Kannon dalle mille braccia, dando forma a Kurama-dera.

Nel corso dei secoli il tempio transitò tra affiliazioni esoteriche (prima Shingon, poi Tendai) e fu frequentato da élites aristocratiche; la montagna entra anche nel canone letterario Heian (si veda la celebre notazione della “strada a novantanove svolte” nel Makura no sōshi).

In età contemporanea, la comunità introdusse un’autonoma sintesi dottrinale — il Kurama-kōkyō — che unifica motivi del buddhismo esoterico, dello shintoismo e dello shugendō: la triade del Sonten (Bishamonten, Kannon e Gohō Maōson) è oggi il fulcro del culto. L’avvio della nuova corrente è collocato al 1947 e la piena indipendenza amministrativa dal Tendai al 1949; Kurama-dera ne è il sōhonzan (sede principale).

Sul piano topografico-devozionale, la montagna conserva una costellazione di luoghi connessi alla memoria di Yoshitsune e ai racconti sui tengu: il percorso denominato “via della pratica” segnala, tra gli altri, la Sōjō-ga-dani (“valle del vescovo”), dove “Ushiwaka [= Yoshitsune fanciullo] avrebbe appreso l’arte militare dai tengu”, la Yoshitsune-dō e l’Okunoin dedicato al Maōson. Tali denominazioni e la relativa didascalia compaiono nella guida d’area pubblicata dal tempio.

Le fonti: dal Heike al Gikeiki

Heike monogatari (XIII–XIV secolo)

Capolavoro della prosa epica medievale, fissa la cornice della guerra Genpei e fornisce il retroterra della figura di Yoshitsune: figlio del capo Minamoto Yoshitomo, sopravvissuto bambino alla catastrofe familiare, messo in salvo dalla madre Tokiwa e poi relegato a Kurama per intraprendere la vita monastica, prima di fuggire e ricongiungersi alla causa Minamoto. È importante notare che il motivo dell’addestramento sovrumano impartito dai tengu non appartiene al nucleo più antico del Heike: l’epopea, pur insistendo sul talento straordinario di Yoshitsune, si limita a collocare il suo apprendistato “in montagna”, senza trasformarlo in iniziazione demoniaca. La trasfigurazione leggendaria matura soprattutto nei testi e nelle arti performative tardo-medievali.

Gikeiki (XV secolo): la biografia leggendaria

Composto in area Muromachi e trasmesso in numerose edizioni a stampa tra XVII e XVIII secolo, è la prima “biografia romanzata” interamente dedicata a Yoshitsune (dall’infanzia all’esilio e alla morte) e la fonte singola più influente nella fissazione del mito: enfatizza la precocità, l’eroismo tragico, l’amicizia con Benkei e — soprattutto — l’addestramento a Kurama impartito dai tengu, con il capo Sōjōbō. L’edizione/traduzione di H. C. McCullough (Yoshitsune: A Fifteenth-Century Japanese Chronicle, Stanford UP, 1966) è lo standard di riferimento in inglese. Una lettura ravvicinata di episodi specifici — ad esempio la sequenza di Kibune, in prossimità di Kurama — mostra come il testo ibridi topografia reale, lessico ascetico e retorica della meraviglia per costruire un potere “soprannaturalmente appreso” che giustifichi, retrospettivamente, le imprese guerriere dell’adulto.

Tengu, yamabushi e la scena di Kurama

La figura del tengu — demone/kami montano, ambiguo tra minaccia e protezione — è stratificata: dalle prime rappresentazioni come spiriti avversi al buddhismo fino alla forma “ascetica” associata ai yamabushi dello shugendō, con costume e attributi riconoscibili (tokin, shakujo, ventaglio di piume). La drammaturgia fissò il quadro con il celebre Kurama-tengu, in cui un Grande Tengu, colpito dalla nobiltà d’animo di Ushiwakamaru, decide di addestrarlo e promette di proteggerlo; la scena si svolge alla Sōjō-ga-tani.

Kurama come paesaggio della memoria: luoghi, feste, immagini

La devozione locale mantiene vivo il legame tra il monte e la figura di Yoshitsune: il calendario liturgico del tempio include lo “Yoshitsune-sai” (15 settembre) presso la sala principale; in primavera si celebra la Hana-kuyō. L’immaginario figurativo dell’Ottocento fissò in numerose stampe la “lezione dei tengu”: tra le più note, Yoshitsune Training with the Tengu Sōjōbō (Kawanabe Kyōsai) e Ushiwakamaru Learns Martial Arts from Sōjōbō (Tsukioka Yoshitoshi), oggi in collezioni museali.

Storia e leggenda: una messa a fuoco critica

  • La permanenza di Yoshitsune a Kurama durante l’infanzia è attestata dalla tradizione storico-epica (Heike).
  • Il motivo dell’addestramento dei tengu è opera della tradizione successiva, codificato nel Gikeiki e subito approdato alla scena ( Kurama-tengu), quindi popolarissimo nell’iconografia tardo-Edo.
  • La tradizione locale di Kurama riconosce e “mappa” i luoghi del racconto (Sōjō-ga-dani, Yoshitsune-dō), intrecciando fede, storia letteraria e turismo culturale.
  • Il quadro religioso del monte — oggi organizzato dal Kurama-kōkyō — e la storica presenza di pratiche montane (shugendō) spiegano la pertinenza simbolica del tengu come “maestro” ascetico-marziale.

Conclusione

Il Monte Kurama è un “paesaggio della memoria” in cui storia e mito si giustappongono senza confondersi. La storia — per come ci è accessibile nel Heike — registra l’infanzia di Yoshitsune in un monastero di montagna; il mito — per come si cristallizza nel Gikeiki e nel teatro — trasforma quella residenza in iniziazione eroica presso i tengu, inscrivendo l’abilità del guerriero in un ordine soprannaturale. La ricezione moderna (stampe, narrativa popolare, didascalie templari, feste stagionali) ha consolidato questa geografia narrativa, facendo di Kurama un laboratorio di tradizione vivente.

Bibliografia essenziale (opere citate)

  • Helen Craig McCullough (trad.), The Tale of the Heike. Stanford University Press, 1988.
  • Helen Craig McCullough (trad.), Yoshitsune: A Fifteenth-Century Japanese Chronicle. Stanford University Press, 1966.
  • Elizabeth Oyler, Swords, Oaths, and Prophetic Visions: Authoring Warrior Rule in Medieval Japan. University of Hawai‘i Press, 2006.
  • Elizabeth Oyler & Michael Watson (edd.), Like Clouds or Mists: Studies and Translations of Nō Plays of the Genpei War. Cornell East Asia Series, 2013.
  • M. W. de Visser, “The Tengu”, Transactions of the Asiatic Society of Japan, 36 (1908).
  • E. Merrill, A Textual Analysis of Yoshitsune’s Kibune Episode, MA Thesis, University of Kansas, 2014.
  • Kurama-dera (sito ufficiale): guida/percorsi ed eventi; Shinbutsu Reijō (scheda Kurama-dera).

Nota metodologica

In questo contributo si è distinto tra: (a) testi primari/medievali in edizione accreditata (McCullough); (b) studi accademici su genere epico, ideologia guerriera e (Oyler; Watson); (c) fonti istituzionali/templari per topografia, calendario e dottrina attuale (Kurama-dera; associazioni di pellegrinaggio). Le attribuzioni leggendarie (i tengu maestri di Yoshitsune) sono qualificate come tradizione posteriore rispetto al Heike e collocate criticamente nel Gikeiki e nel teatro medievale.

 

 

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