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La polvere danzava pigramente nei raggi fiacchi del sole che filtravano attraverso le finestre della vecchia kura, il magazzino tradizionale della casa di famiglia a Kamakura. Per Yumi, ogni oggetto ritrovato in quel labirinto di ricordi era un sussurro del passato.
Ma tra le sete stropicciate di antichi kimono e le lacche screpolate di scatole dimenticate, un ventaglio uchiwa catturò la sua attenzione con una forza inattesa.
La seta avorio era tesa impeccabilmente sulla sua struttura di bambù laccato nero, e la sua superficie pullulava di crisantemi.

Mille crisantemi, dipinti con una tale minuzia da sembrare vibranti di vita, in una sinfonia di bianco lunare, giallo caldo come il sole di mezzogiorno e rosa delicato come il bocciolo di un ciliegio.

Mentre la pioggia tamburellava dolcemente sul tetto, creando un’atmosfera ovattata, Yumi si abbandonò all’esame del ventaglio. La seta era liscia sotto le sue dita, quasi viva.
Fu allora che notò l’incredibile: al centro di ogni crisantemo, come un segreto custodito nel cuore di un fiore, brillava un minuscolo punto d’inchiostro.
Avvicinandolo alla luce, si rese conto che non erano semplici decorazioni, ma ideogrammi minuscoli, tracciati con una precisione sorprendente. Un fremito di eccitazione la percorse. Questo non era un semplice ventaglio; era qualcos’altro.
Con la pazienza di un’archeologa che riporta alla luce antichi reperti, Yumi iniziò la sua decifrazione.
Ogni ideogramma era una sfida, un frammento di un linguaggio lontano. Le sue dita tracciavano delicatamente i segni sulla seta, la sua mente si concentrava sul significato di ogni carattere. Lentamente, come tessere di un mosaico che prendono forma, le parole iniziarono a emergere. Brevi frasi, sussurri di un’altra epoca.
La storia che si dipanava era quella di Kiku, “crisantemo”, una tayū, una cortigiana di alto rango nel vibrante quartiere di Yoshiwara a Edo.
Le parole incise sul ventaglio evocavano la sua bellezza Radiant, la sua abilità nelle arti, la sua intelligenza vivace intrappolata dietro un sorriso di circostanza. Poi, tra i petali di un crisantemo color ambra, apparve il nome di Kenzo, un samurai dal portamento fiero e dallo sguardo intenso, appartenente a un clan potente.
I frammenti di testo si susseguivano, dipingendo scene rubate: un incontro fugace sotto i ciliegi in fiore del tempio di Asakusa, lo scambio di un biglietto segreto durante una cerimonia del tè, la disperazione silenziosa di un addio consumato in una notte di luna velata.
Le parole erano cariche di un’emozione palpabile: la gioia effimera di un contatto proibito, la paura costante di essere scoperti, la profonda tristezza di un amore destinato alla separazione dalle rigide barriere sociali.
Yumi sentiva il cuore battere all’unisono con quello di Kiku, immaginando la seta del suo sontuoso kimono frusciare, il profumo delicato dei suoi incensi, il peso del suo trucco elaborato che mascherava una vulnerabilità crescente. Kenzo le appariva come un’ombra austera, combattuto tra il suo dovere e una passione che minacciava di distruggere il suo onore.
La decifrazione procedeva lentamente, interrotta dalla necessità di consultare antichi dizionari e testi sul periodo Edo. Yumi si immerse in un mondo di codici d’onore, gerarchie sociali inflessibili e la bellezza effimera dell’ukiyo, il “mondo fluttuante” dei piaceri. Il ventaglio non era solo una testimonianza di un amore individuale, ma una finestra su un’intera epoca.

Mentre Yumi avanzava nella lettura, una domanda si faceva sempre più pressante: quale era stato il destino di Kiku e Kenzo?
Il racconto sul ventaglio si interrompeva bruscamente, lasciando un vuoto doloroso. Chi aveva dipinto quel ventaglio con tanta cura, celando al suo interno una storia così intima? Era forse uno dei due amanti, o un testimone silenzioso del loro amore?
La sua ricerca la spinse a esplorare archivi locali, registri di templi e persino antiche ballate popolari tramandate oralmente. Trovò accenni a storie di amori tragici tra cortigiane e samurai, ma nessuna corrispondeva perfettamente ai frammenti trovati sul ventaglio. La sensazione di essere vicina alla verità, per poi vederla sfuggire, alimentava la sua determinazione.

L’ultimo gruppo di ideogrammi, celato tra i petali di un crisantemo solitario color porpora intenso, rivelò non un epilogo definitivo, ma un messaggio intriso di malinconica speranza:
> Anche se separati,
> Il mio cuore in te fiorisce,
> Eterna memoria.

Una lacrima solitaria rigò la guancia di Yumi. Non seppe mai con certezza quale fosse stato il destino di Kiku e Kenzo, se il loro amore fosse stato completamente spezzato dalle convenzioni o se avessero trovato un modo per preservare un legame segreto. Ma quelle ultime parole, incise con una delicatezza infinita, suggerivano una connessione spirituale che trascendeva le barriere del tempo e della società.
Yumi strinse delicatamente il ventaglio tra le mani. Non era più solo un oggetto antico, ma un testamento silenzioso di un amore potente e proibito, un frammento di cuore intrappolato tra la seta e l’inchiostro. Decise di esporlo in un luogo speciale della casa, non come un semplice soprammobile, ma come un monito alla forza dei sentimenti umani e alla capacità dell’amore di lasciare un’impronta indelebile, anche quando costretto al silenzio. Ogni volta che i suoi occhi si posavano sui mille crisantemi, Yumi avrebbe ricordato la storia di Kiku e Kenzo, un amore sbocciato in segreto e custodito per sempre tra le pieghe di un ventaglio.

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