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Okunoshima – L’isola dei conigli e dei segreti: tra natura, guerra e memoria

Reading Time: 6 minutes

Parte I – Geografia, storia e memoria occultata

1. Introduzione: un’isola, due volti
Nascosta nel Mare Interno di Seto, tra Hiroshima e Shikoku, sorge Okunoshima (大久野島), un’isola piccola e apparentemente innocente, celebre oggi in tutto il mondo come la “Rabbit Island” – l’isola dei conigli.
Ma dietro a questa facciata tenera e quasi fiabesca, Okunoshima custodisce un passato oscuro e dimenticato, che riguarda armi chimiche, segreti militari e silenzi imposti. È un luogo sospeso tra la memoria della guerra e il presente pacifico, abitato da centinaia di conigli selvatici e frequentato ogni anno da migliaia di turisti.

2. Dove si trova e come si raggiunge
Okunoshima si trova nella prefettura di Hiroshima, parte della città di Takehara, e misura circa 0,7 km². Fa parte del Parco Nazionale di Setonaikai ed è raggiungibile via traghetto dalla cittadina portuale di Tadanoumi (circa 15 minuti di traversata).
Non ci sono auto private sull’isola, né semafori o supermercati. La si esplora a piedi o in bicicletta, seguendo i sentieri che si snodano tra colline verdi, ex strutture militari e spiagge silenziose.

3. I conigli: icona virale e misteriosa
L’attrazione principale di Okunoshima sono oggi i conigli selvatici (usagi, 兎), liberi e docili, che si aggirano ovunque: nei prati, tra i sentieri, davanti all’unico hotel. Si lasciano avvicinare e accarezzare, saltellano dietro ai visitatori in cerca di cibo e sono diventati una celebrità su social e blog di viaggio.
Ma da dove vengono?
Teorie più accreditate:
Versione turistica: furono introdotti negli anni ’70 dagli scolari locali come mascotte.
Versione più inquietante: alcuni sostengono che discendano dai conigli usati come cavie per test chimici durante la Seconda guerra mondiale (anche se questa ipotesi è oggi smentita ufficialmente, poiché gli animali usati nei laboratori venivano eliminati al termine dei test).
In ogni caso, i conigli non sono autoctoni e sono diventati simbolo della rinascita e dell’innocenza, in netto contrasto con il passato bellico dell’isola.

4. Il passato nascosto: fabbrica di gas tossici
Tra il 1929 e il 1945, Okunoshima fu sede top secret di un impianto militare giapponese per la produzione di armi chimiche, in particolare gas mostarda (iperite) e gas lacrimogeni, destinati alle truppe dell’esercito imperiale.
La sua posizione isolata e poco visibile dal mare la rendeva ideale per ospitare:
Una fabbrica di gas velenosi, costruita in segreto
Magazzini sotterranei e depositi
Un impianto elettrico autonomo
Un piccolo presidio militare
Postazioni di difesa antinave
Tutto fu tenuto nascosto, anche agli abitanti delle città vicine. I lavoratori, spesso civili reclutati forzatamente, non erano pienamente informati della pericolosità dei materiali con cui venivano a contatto.

5. L’occultamento e il silenzio postbellico
Dopo la resa del Giappone nel 1945, le forze americane distrussero o interrarono le scorte di gas, e gran parte della documentazione fu eliminata. Per decenni nessuno parlò di Okunoshima: non era indicata sulle mappe ufficiali e il suo nome non compariva nei registri civili.
Molti ex lavoratori e soldati si ammalarono in silenzio. Alcuni tentarono cause legali negli anni ’80 e ’90, ma ricevettero scarse compensazioni e pochissima visibilità mediatica.

6. Il Museo del Gas Velenoso (毒ガス資料館)
Solo nel 1988 venne aperto sull’isola un piccolo edificio di grande valore simbolico: il Museo del Gas Tossico, che raccoglie:
Maschere antigas, tute protettive, strumenti di laboratorio
Fotografie dei lavoratori
Testimonianze scritte e interviste ai sopravvissuti
Una mappa dettagliata delle installazioni chimiche
Documenti desecretati dell’esercito imperiale

Il tono del museo è sobrio, asciutto, non sensazionalista. È un luogo che invita alla riflessione e alla memoria. Alcuni visitatori hanno definito il passaggio tra i conigli e le sale del museo come “un pugno nello stomaco dolce e silenzioso”.

Parte II – Rovine, spiriti, rinascita e aneddoti

7. Le rovine dell’isola: archeologia bellica e memoria visiva
Passeggiando per i sentieri ombrosi dell’isola, è impossibile non imbattersi in strutture abbandonate e resti bellici che punteggiano il paesaggio come fantasmi di cemento e ferro. Questi resti non sono musealizzati, ma lasciati nella natura, liberi di essere esplorati – con prudenza.

Luoghi ancora visibili:
Il Generatore Elettrico Principale: un edificio in mattoni rossi, con vetrate rotte e una vegetazione che si arrampica sulle pareti.
Il Magazzino per il gas: struttura seminterrata in cui si dice che l’odore dell’iperite si percepisca ancora dopo pioggia intensa.
I Cannoni costieri: alcune postazioni di artiglieria arrugginite, rivolte verso il mare.
Tunnel e bunker sotterranei, oggi inaccessibili, ma visibili dall’esterno.
L’isola, in tal senso, si presenta come un palinsesto, dove la natura ha lentamente ricoperto l’orrore del passato senza cancellarlo.

8. Spiriti e leggende locali
Come spesso accade in Giappone, anche un luogo dalla storia cupa come Okunoshima è accompagnato da storie di spiriti e presenze.

Lo spirito della donna cieca
Una leggenda parla di una giovane donna, cieca, impiegata come addetta alla mensa durante la guerra. Si innamorò di un soldato che, ammalatosi per i gas, fu rimosso senza spiegazioni. Si dice che la sua anima cieca vaghi ancora tra le rovine, toccando i volti dei visitatori in cerca del suo amato.

I conigli come reincarnazione
Un’altra credenza popolare, diffusasi tra alcuni visitatori, vuole che i conigli dell’isola siano la reincarnazione pacificata delle anime dei morti, o dei soldati e dei lavoratori esposti al gas. Il loro comportamento docile, in contrasto con la brutalità del passato, sarebbe un segno di rinascita karmica.

9. Il turismo: tra kawaii e consapevolezza
Dagli anni 2000, e in particolare dopo il boom social degli anni 2010, Okunoshima è diventata una meta turistica di nicchia e poi virale, in particolare tra:
Famiglie con bambini
Amanti degli animali
Influencer e youtuber
Viaggiatori interessati alla storia bellica

Ma non è raro che, dopo una prima impressione “carina” dovuta ai conigli, i visitatori vengano colpiti dalla doppia natura dell’isola, come mostrano numerosi commenti:
“Non mi aspettavo di piangere in un museo dopo aver giocato coi conigli.”
“È il luogo più assurdo che abbia mai visitato: bellezza, dolcezza, storia e lutto in equilibrio.”

10. Regole e rispetto verso l’isola
Oggi, per preservare l’equilibrio ecologico e la dignità del luogo, sono in vigore alcune regole fondamentali:
È vietato portare animali sull’isola (per proteggere i conigli).
Non si può accarezzare i conigli con forza né inseguirli.
È proibito dar loro pane o dolci, solo pellet o verdure naturali.
Le rovine militari vanno osservate con rispetto e cautela: alcune possono crollare.
È vietato fare picnic tra le rovine o usarle come sfondo “allegro” per video virali.
Queste misure aiutano a mantenere il fragile equilibrio tra memoria, natura e turismo.

11. Curiosità e aneddoti
Un matrimonio tra i conigli: nel 2017, due turisti coreani innamorati dell’isola hanno inscenato una cerimonia simbolica “officiata” da un coniglio vestito in kimono. Il video divenne virale.

Okunoshima nei manga e anime: l’isola è apparsa in modo ispirato o trasfigurato in varie opere, tra cui alcuni episodi di Detective Conan, Another, e in un romanzo visivo dal titolo Usagi to Shōjo no Shima.

La corsa del silenzio: ogni anno, un gruppo di corridori partecipa a una maratona silenziosa sull’isola, in onore dei lavoratori deceduti durante la guerra. Il percorso tocca le rovine e termina davanti al museo.

Parte III – Riflessione culturale, lessico e fonti

12. Conclusione: l’isola come specchio del Giappone contemporaneo
Okunoshima è molto più di una curiosità turistica. È un microcosmo della memoria collettiva giapponese, un punto d’incontro fra storia rimossa, trauma silenzioso e speranza riconquistata. Il contrasto tra l’immagine tenera dei conigli e le rovine militari semi-nascoste crea una tensione narrativa potente, che obbliga ogni visitatore a interrogarsi.
La presenza delle armi chimiche e il silenzio che ha avvolto l’isola per decenni parlano non solo di guerra, ma anche di come una società sceglie di ricordare – o di dimenticare. Al tempo stesso, l’attuale identità di Okunoshima come oasi di pace naturale, dove le creature più miti e vulnerabili (i conigli) sono libere, offre un messaggio simbolico potentissimo di riconciliazione e rinascita.
È un’isola che non grida, ma sussurra storie difficili con il tono dell’erba mossa dal vento. Chi la visita con rispetto, ne esce cambiato.

Glossario dei termini giapponesi
Okunoshima (大久野島) – Isola nella prefettura di Hiroshima, nota per i conigli e la storia bellica.
Usagi (兎) – Coniglio.
Doku gasu (毒ガス) – Gas velenoso.
Shōwa jidai (昭和時代) – Periodo storico (1926–1989) durante cui l’isola fu usata a scopi militari.
Usagi jinja (兎神社) – “Santuario del coniglio”, nome affettuoso dato dai turisti a una delle piccole edicole presenti.
Kawaisō (可哀想) – Termine che esprime pietà o compassione.
Heiwa (平和) – Pace.
Sensō (戦争) – Guerra.
Kuyō (供養) – Rito buddhista di commemorazione per i defunti.

Bibliografia commentata
“Okunoshima Poison Gas Museum Official Guide”, 2012
Guida ufficiale del museo, disponibile in giapponese e inglese. Sobria, essenziale, ricca di testimonianze dirette.
Wells, Kenneth. Japan’s Empire of Poison: Chemical Warfare and Memory, University of Tokyo Press, 2015
Studio approfondito sull’uso di armi chimiche e sulla rimozione del ricordo nella memoria pubblica giapponese.
NHK Special: “The Forgotten Island – Gas and Silence”, 1999
Documentario toccante che racconta l’isolamento degli ex lavoratori e le loro battaglie legali.
Takehara City Archives – “Records of Okunoshima”, edizione 2009
Raccolta di foto storiche, mappe, disegni e lettere d’epoca. Utilissima per chi vuole approfondire anche visivamente.
Arai Yūji, Usagi no Shima: Okunoshima no Genzai, 2018
Saggio in giapponese sul presente dell’isola e l’impatto del turismo sui conigli e sull’ecosistema locale.
Travel + Leisure Japan, “10 Things You Didn’t Know About Rabbit Island”, 2020
Articolo divulgativo che bilancia curiosità e consapevolezza storica.
Yomiuri Shimbun, “Okunoshima: From Secrets to Sanctuary”, 2014
Reportage giornalistico ben scritto, con interviste a guide locali e storici.

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