Parte I – Origine, geografia sacra e ruolo religioso
1. Introduzione
Nascosto tra le montagne della penisola di Shimokita, nella prefettura di Aomori, il Monte Osore (Osorezan, 恐山, letteralmente “Montagna della Paura”) è molto più di un luogo geografico: è un confine sottile tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Da secoli considerato uno dei tre luoghi più sacri del Giappone insieme al Monte Kōya e al Monte Hiei, Osorezan è avvolto da leggende, fumi sulfurei, riti ancestrali e una bellezza spettrale che lascia un segno indelebile in chi vi si avventura.
Luogo di pellegrinaggio, di meditazione, di contatto con l’aldilà, Osore è anche centro di pratiche sciamaniche uniche nel paese, in particolare quelle delle itako, le veggenti cieche in grado – si dice – di parlare con i morti.
2. Geografia sacra e morfologia simbolica
Il Monte Osore non è in realtà un singolo picco, ma una caldera vulcanica larga circa 17 km, formata milioni di anni fa da un’eruzione devastante. Al suo centro si trova il lago Usori (宇曽利湖, Usoriko), dalle acque lattiginose e cariche di zolfo, che secondo le credenze locali rappresenta il fiume Sanzu (三途の川, Sanzu no kawa), l’equivalente giapponese dello Stige greco.
Le sue spiagge bianche, sorprendenti in un ambiente tanto ostile, sono considerate l’ultima tappa dell’anima prima del trapasso. Intorno al lago si snodano cammini pieni di fumi sulfurei, pietre nere e geyser bollenti, che richiamano visivamente l’inferno buddhista.
Secondo la cosmologia buddista giapponese, il paesaggio infernale di Osore richiama le otto regioni dell’Jigoku (地獄, inferno), e il lago è attraversato spiritualmente da tre ponti: uno per chi è morto di vecchiaia, uno per chi è morto giovane, e uno per chi è morto violentemente. Solo le anime buone possono attraversare questi ponti senza cadere nel dolore eterno.
3. La fondazione del tempio Bodai-ji (菩提寺)
Il cuore spirituale del luogo è il tempio Bodai-ji, fondato nel 862 dal monaco Ennin (圓仁), noto anche come Jikaku Daishi, che durante il suo pellegrinaggio nel nord del Giappone si dice abbia avuto una visione del Buddha Jizō (地蔵菩薩), protettore delle anime dei bambini morti, dei viaggiatori e degli inferi.
Ennin comprese che Osore era un luogo in cui il confine tra i mondi si assottigliava e decise di fondarvi un luogo di culto. Da allora, per oltre mille anni, il monte è stato meta di pellegrinaggi, soprattutto per chi ha perduto un bambino o un familiare, attratto dal potere spirituale del sito e dalla presenza delle itako.
Il tempio attuale fu ricostruito più volte, l’ultima nel periodo Edo, e mantiene una struttura essenziale ma profondamente suggestiva. L’ingresso è segnato da un torii rosso, e lungo il percorso si trovano centinaia di piccole statue di Jizō, molte delle quali vestite con bavaglini o cappellini rossi, donati dai genitori dei bambini defunti.
4. Significati simbolici del luogo
Il Monte Osore è un potente condensato simbolico di morte, rinascita e passaggio. I suoi principali elementi rappresentano:
Zolfo e vapori: impurità del mondo e presenza del regno dei morti;
Lago Usori: il fiume Sanzu da attraversare per raggiungere il Nirvana;
Pietre impilate: omaggi delle anime dei bambini, che secondo la leggenda devono costruire torri di pietra per espiare il dolore causato ai genitori;
Statuette Jizō: protezione per i defunti, soprattutto i bambini morti prematuramente;
Bandiere di preghiera e mulinelli colorati: simboli di speranza, gioco e purificazione dell’anima.
5. Le Itako: le sciamane cieche
Una delle figure più emblematiche e misteriose di Osore è quella delle Itako (イタコ), donne cieche iniziatesi sin da bambine a riti religiosi e sciamanici. Formate in un duro addestramento, spesso da altre itako, imparano a recitare sutra, eseguire riti di possessione e a “incorporare” lo spirito dei defunti per parlare a nome loro.
L’aspetto più noto delle itako è il “kuchiyose” (口寄せ), ossia la “chiamata dell’anima”: durante il festival annuale, le persone si mettono in fila per parlare con i loro cari defunti, ricevendo messaggi che vanno dal banale al profondo, spesso intrisi di dolore e nostalgia.
Oggi, le itako sono sempre meno numerose: sono considerate un patrimonio folklorico e religioso unico, ma anche marginale e a rischio di scomparsa. Alcuni critici parlano di inganno o teatro spirituale, altri vedono in loro le ultime custodi di una tradizione arcaica legata allo shugendō e alla religiosità sincretica giapponese.
6. Il festival di Osorezan (恐山大祭)
Ogni anno, tra il 20 e il 24 luglio, si tiene l’Osorezan Taisai, una grande celebrazione che attira fedeli, curiosi, medium, giornalisti e viaggiatori da tutto il Giappone. È l’unico periodo in cui il sito è totalmente accessibile, e in cui le itako si riuniscono per i riti di evocazione.
Il clima è solenne ma anche comunitario. Le persone lasciano offerte ai Jizō, accendono incensi, fanno camminate silenziose tra le rocce vulcaniche e partecipano a cerimonie commemorative per i defunti.
Durante le giornate del festival, l’atmosfera mistica è amplificata dai canti dei sutra, dal suono dei tamburi e dai vapori sulfurei che avvolgono l’intero paesaggio in una nebbia irreale.
Parte II – Leggende, simboli e mitologia dell’aldilà
7. Il Jigoku giapponese: l’inferno secondo il Buddhismo
Nel folclore e nel buddhismo giapponese, l’aldilà è concepito come un insieme di reami di punizione noti collettivamente come Jigoku (地獄). Questi inferni sono suddivisi in otto principali e otto minori, ciascuno riservato a una diversa forma di peccato: dai bugiardi, ai ladri, agli assassini, fino a chi ha maltrattato i genitori o profanato i templi.
Osorezan, per le sue fumarole, il paesaggio desolato e le pietre carbonizzate, è ritenuto una rappresentazione naturale del Jigoku. Alcuni luoghi sono chiamati direttamente così:
Jigokudani (地獄谷, “Valle dell’Inferno”): zona vulcanica con sorgenti bollenti.
Sai no Kawara (賽の河原): un’area ricoperta di sassi, dove secondo la leggenda si trovano le anime dei bambini morti prematuramente, obbligati a costruire torri di pietra per redimersi.
Le statue di Jizō che popolano il luogo proteggono proprio queste anime, combattendo i demoni che le molestano. I genitori in lutto lasciano pietre, giocattoli, bandierine, mulinelli e abiti infantili a queste statue, come gesto di affetto e conforto.
8. Il fiume Sanzu (三途の川): l’attraversamento delle anime
Al pari del fiume Stige o dell’Acheronte, anche il Giappone possiede il proprio fiume di passaggio tra la vita e la morte: il Sanzu no kawa, menzionato per la prima volta in testi buddhisti come l’”Ōjōyōshū” del monaco Genshin (985 d.C.).
Secondo la leggenda, le anime devono attraversarlo il settimo giorno dopo la morte, scegliendo tra tre diversi guadi:
Un ponte – per chi ha vissuto una vita virtuosa;
Un guado tranquillo – per chi ha compiuto sia il bene che il male;
Acque turbolente piene di serpenti e demoni – per chi ha commesso gravi peccati.
Il Lago Usori viene associato simbolicamente al Sanzu, e i tre “guadi” sono rappresentati idealmente dalle differenti rive del lago, dove si trovano anche tre piccoli ponti in pietra o legno, ognuno con offerte e preghiere.
9. I jizō e le torri di pietra: una simbologia struggente
Una delle immagini più commoventi di Osore è quella delle torri di pietra impilate (石積み, ishizumi) lungo le rive e i sentieri. Questi mucchi di sassi non sono casuali: ogni pietra è un gesto, un ricordo, una preghiera.
La leggenda narra che i bambini morti prima dei genitori non possono attraversare il fiume Sanzu, poiché la loro morte anticipata ha causato sofferenza ai genitori. Per espiare questo dolore, le loro anime cercano di costruire torri di pietra che rappresentano il merito. Ma ogni volta che completano una torre, i demoni dell’aldilà la abbattono.
Solo il Bodhisattva Jizō riesce a salvarli, nascondendoli sotto il suo mantello rosso e consolandoli con parole di compassione.
Per questo motivo, ancora oggi, chi visita Osorezan impila pietre in memoria dei bambini perduti, o in cerca di purificazione spirituale. Il gesto è semplice, ma denso di significato e dolore.
10. Leggende popolari e racconti locali
La leggenda della giovane sposa
Una delle storie più tramandate nella regione è quella di una giovane donna, morta tragicamente poco dopo le nozze, che tornò come spirito inquieto sulle rive del Lago Usori, chiamando a sé il marito. La sua voce si dice ancora echeggi tra i vapori al crepuscolo, tra le canne mosse dal vento. I pellegrini, nei giorni di nebbia, raccontano di udire una risata, un pianto, o passi leggeri sulle rocce umide.
Lo spettro del pellegrino senza volto
Un’altra leggenda narra di un viaggiatore giunto a Osore per chiedere perdono ai morti, ma troppo indegno per parlare coi defunti: quando una itako cercò di evocare la voce della moglie defunta, l’uomo si accasciò al suolo. Da allora, alcuni visitatori giurano di aver visto una figura senza volto aggirarsi di notte attorno al tempio Bodai-ji, in cerca di redenzione.
Il bambino e il mulinello
Un racconto commovente racconta di un bambino gravemente malato, il cui ultimo desiderio fu “vedere i mulinelli colorati che danzano nel vento di Osore”. Dopo la sua morte, la madre salì al tempio e piantò un mulinello rosso e uno azzurro sulla riva del lago. Ogni luglio, quando il vento si alza, un doppio mulinello danza in cerchio più veloce degli altri, come se un’anima leggera stesse ancora giocando.
11. Simboli del paesaggio: vento, zolfo e silenzio
Il paesaggio di Osorezan è più eloquente di mille testi sacri. Alcuni elementi simbolici ne fanno un “manuale visivo” del trapasso:
Il silenzio: interrotto solo da suoni naturali o riti, accentua il senso di separazione dal mondo.
Il vento costante: considerato il respiro degli spiriti.
Il colore bianco delle sabbie vulcaniche: evoca la purezza ma anche l’assenza, come una cenere che ha già bruciato.
Gli zampilli di zolfo: ricordano le sofferenze che si devono espiare prima della rinascita.
12. Osorezan nella cultura contemporanea
Sebbene isolato, il Monte Osore compare in diversi contesti culturali moderni:
Letteratura: citato da scrittori come Osamu Dazai, Kenji Miyazawa e Yukio Mishima, spesso come simbolo di morte o visione mistica.
Cinema e anime: viene evocato in opere come Shaman King, dove le itako (come Anna Kyōyama) assumono poteri medianici simili.
Musica e poesia: diversi artisti giapponesi hanno scritto ballate e haiku su Osore, sottolineando l’intensità emotiva del luogo.
Parte III – Aneddoti moderni, spiritualità vissuta, glossario e bibliografia
13. Aneddoti contemporanei e testimonianze
Un viaggio senza parole: diario di un pellegrino
Nel 2019, un giovane impiegato giapponese raccontò in un blog il suo pellegrinaggio a Osorezan dopo la perdita improvvisa del padre. Non era religioso, ma spinse un’offerta alla statua di Jizō con mani tremanti e lasciò un biglietto anonimo. Tornato a Tokyo, raccontò: “Non ho ricevuto risposte, ma mi sono sentito accolto. Forse il silenzio stesso era la risposta.”
Una itako del XXI secolo
La signora Okawa Fumiko, una delle ultime itako ancora attive, è apparsa in documentari NHK e in riviste di spiritualità giapponese. Cieca dalla nascita, fu iniziata ai 14 anni. Alla domanda su cosa si prova a “parlare con i morti”, ha risposto:
“Non parlo con i morti. Loro parlano attraverso di me. Io sono solo un ponte che vibra quando passano.”
Il messaggio inciso nella pietra
Durante la ristrutturazione di un sentiero nel 2004, fu ritrovata una lastra con un’incisione:
“Perdonami, figlio mio. Questa pietra è tua. Madre.”
Il monaco responsabile del Bodai-ji decise di non rimuoverla, e oggi è visibile lungo uno dei sentieri secondari. I visitatori spesso vi lasciano accanto una pietra più piccola, creando un altare spontaneo del dolore condiviso.
14. Il Monte Osore oggi: spiritualità e silenzio in pericolo
Il luogo è visitabile solo da maggio a ottobre, a causa delle rigide condizioni climatiche. L’accesso è ancora difficile, e l’atmosfera è rimasta intatta. Tuttavia, negli ultimi anni:
Le itako sono ormai solo una manciata, tutte anziane;
Il turismo spirituale rischia di trasformare l’autenticità in folclore da vetrina;
La cura del luogo è affidata ai monaci e a volontari locali, spesso anziani, che temono l’abbandono.
Eppure, Osorezan continua a esistere come soglia, come prova di un Giappone spirituale che ancora pulsa sotto l’asfalto moderno, nelle vene della memoria collettiva.
15. Conclusione: un aldilà che consola i vivi
In un’epoca di rumore e connessioni fittizie, il Monte Osore parla col silenzio, col vento, con le pietre impilate da mani che hanno perso tutto. Non promette risposte, ma dà voce al lutto. Non consola con la logica, ma abbraccia con la nebbia.
Luogo di morte, certo. Ma anche di amore, preghiera e attesa. Di anime che non si sono spente, ma camminano leggere tra il grigio e il bianco, tra i mulinelli e le fumarole.
Glossario
Osorezan (恐山) – Monte della Paura, caldera vulcanica e sito sacro del nord del Giappone.
Itako (イタコ) – Sciamane cieche giapponesi, specializzate nell’evocazione degli spiriti.
Jizō (地蔵) – Bodhisattva della misericordia, protettore dei bambini morti e dei viaggiatori.
Jigoku (地獄) – Inferno buddista, diviso in reami di punizione per i peccatori.
Sanzu no kawa (三途の川) – Fiume mitico da attraversare nell’aldilà.
Sai no kawara (賽の河原) – Riva simbolica dove le anime dei bambini impilano pietre per espiare.
Bodai-ji (菩提寺) – Tempio principale del Monte Osore, fondato da Ennin nel 862.
Kuchiyose (口寄せ) – Rito di evocazione degli spiriti tramite l’itako.
Usoriko (宇曽利湖) – Lago sulfureo al centro della caldera di Osore, associato al fiume dell’aldilà.
Bibliografia commentata
Genshin, Ōjōyōshū (往生要集), 985
Testo buddhista fondamentale nella formazione dell’immaginario dell’aldilà giapponese. Descrive i reami dell’inferno e l’attraversamento del Sanzu.
Sugimoto, Yoshio. An Introduction to Japanese Society, Cambridge University Press, 2014
Una panoramica approfondita sulla società giapponese contemporanea, inclusa l’analisi dei fenomeni religiosi periferici come le itako.
Kuroda, Toshio. “Shinbutsu shūgō and the Honji Suijaku paradigm”, Japanese Journal of Religious Studies, 1981
Saggio fondamentale per comprendere la fusione tra elementi shintoisti e buddhisti in luoghi come Osore.
NHK Special: “Itako – The Voice of the Dead”, documentario, 1997
Un raro documento audiovisivo con interviste a itako storiche e testimonianze dal festival di Osorezan.
Bocking, Brian. A Popular Dictionary of Shinto, Routledge, 2005
Include voci su Jizō, l’aldilà giapponese e la spiritualità dei pellegrinaggi.
Viaggiatori.it – “Monte Osore: dove il Giappone parla coi morti”, a cura di L. Tanaka, 2022
Articolo divulgativo utile per lettori italiani, ricco di fotografie e mappe.