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Il suono del vento tra i bambù

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Una storia di rimpianti sussurrati e silenzi che guariscono.

Quando Antonio andò in pensione, non sapeva che farsene del tempo.
Vedovo da cinque anni, i figli lontani, la casa vuota.
Per cinquant’anni aveva vissuto con ordine. Lavoro, doveri, efficienza.
Ma dentro… qualcosa era rimasto in sospeso.

Una sera trovò un vecchio dépliant che conservava da decenni.
Una foto in bianco e nero di Arashiyama, la foresta di bambù vicino Kyoto.

Aveva promesso a sua moglie che ci sarebbero andati insieme, “quando avremo tempo”.
Quel tempo non era mai arrivato.

Così, a 66 anni, Antonio prese il primo aereo per il Giappone.

Il villaggio era silenzioso, intriso di nebbia.
Affittò una stanza in un ryokan gestito da una donna anziana che parlava poco, ma sorrideva molto.
Ogni mattina andava nella foresta.
Camminava tra i bambù, ascoltava il vento.
E ogni sera, nel silenzio assoluto della sua stanza… sentiva un suono sottile, dolce, come un flauto lontano.

All’inizio pensò fosse il vento.
Poi si rese conto che il suono seguiva le sue emozioni.
Più il cuore era agitato, più il suono si faceva tremulo.
Più era in pace, più era limpido.

Un giorno trovò un biglietto, appeso a un ramo di bambù.

“Il vento custodisce ciò che non diciamo.
Scrivi. Lascia. Ascolta.”

Non c’era firma.
Solo la calligrafia antica, perfetta.

Da quel giorno, Antonio iniziò a scrivere ogni sera.
Una frase al giorno.
Un rimpianto. Un ricordo. Una colpa.

Li appendeva a un bambù nascosto, in fondo al sentiero, dove nessuno sembrava mai arrivare.

Il suono del flauto diventava sempre più chiaro.

Una notte di luna piena, Antonio si addormentò con la finestra aperta.
Sognò di camminare nella foresta.
E lì, tra i tronchi sottili e tremolanti, vide una figura in kimono bianco, i capelli raccolti, il volto sfumato dalla luce lunare.

Non parlava. Ma lo guardava.
Poi chinò il capo.
E svanì, nel suono del flauto.

La mattina dopo, il bambù era immobile.
Il vento taceva.
E Antonio sentiva finalmente pace.

Sorrise.
E scrisse il suo ultimo messaggio.

“Tornerò a casa.
Ma una parte di me resterà qui, tra le foglie che sanno ascoltare.”

Oggi, se cammini ad Arashiyama all’alba, potresti sentire un suono sottile tra i bambù.
E, forse, troverai un foglietto con parole che sembrano scritte proprio per te.

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