Introduzione
La serie televisiva Guerra fra galassie (宇宙からのメッセージ・銀河大戦, Uchū kara no Messeji: Ginga Taisen), trasmessa in Giappone da TV Asahi dal luglio 1978 al gennaio 1979 per un totale di 27 episodi, rappresenta un unicum nel panorama del tokusatsu giapponese di fine Novecento.
Prodotta dalla Toei Company e supervisionata da Shōtarō Ishinomori (creatore di Kamen Rider e Cyborg 009), nacque come spin-off del film Message from Space (1978) diretto da Kinji Fukasaku.
L’obiettivo era cavalcare il successo di Star Wars declinandolo in chiave nipponica, unendo fantascienza e tradizione marziale giapponese.
Contesto storico e culturale
Negli anni ’70 il Giappone viveva un boom tecnologico e culturale. Il genere tokusatsu era già consolidato con serie come Ultraman e Kamen Rider. Nel 1977 Star Wars rivoluzionò la fantascienza mondiale e la Toei rispose con il film Uchū kara no Messeji, la produzione più costosa mai realizzata in Giappone fino a quel momento.
Il film ebbe un successo limitato ma sufficiente a giustificare un adattamento televisivo: nacque così Ginga Taisen, che riutilizzava set e modellini del film per raccontare nuove storie.
Dal film alla serie
Il film narrava la lotta di un gruppo di eroi contro l’impero di Rockseia. La serie, invece, ambientata nell’anno 70 dell’“era spaziale”, raccontava la resistenza del XV Sistema Solare contro l’Impero Gavaniano.
Il protagonista Ayato, ninja sopravvissuto al massacro della sua famiglia, combatteva insieme a Ryū, Baru e alla principessa Sofia/Eolia. Una narrazione che univa space opera e jidai-geki, con influenze del kabuki.
Produzione e stile
Con un budget di circa un miliardo di yen, la serie riciclò scenografie e costumi del film. Le scene d’azione furono affidate alla Japan Action Club (JAC) di Sonny Chiba, con un giovane Hiroyuki Sanada protagonista. Le musiche epiche rafforzarono il respiro cinematografico della serie.
Prime reazioni in Giappone
Debuttata il 7 luglio 1978 con l’11% di share, Ginga Taisen calò presto al 6%. Non riuscì a replicare i successi di Kamen Rider e Ultraman e venne interrotta dopo 27 episodi.
Protagonisti e attori
- Ayato / Maboroshi (Fantasma) – interpretato da Hiroyuki Sanada, oggi star internazionale.
- Ryū / Nagareboshi (Meteora) – interpretato da Akira Oda.
- Baru / Ape-Man – interpretato da Ryō Nishida.
- Sofia / Eolia – interpretata da Yōko Akitani.
- Tonto – robot doppiato da Iwao Tabuchi.
- Imperatore Roxeya XIII – antagonista assoluto.
Successo internazionale
Francia – San Ku Kaï
In Francia la serie arrivò nel 1979 come San Ku Kaï, diventando un fenomeno pop con sigle originali, fumetti e merchandising.
Italia – Guerra fra galassie
In Italia fu trasmessa tra il 1979 e il 1980 su reti private come Guerra fra galassie. La sigla italiana dei Superobots rimane ancora oggi uno dei ricordi più vividi della serie.
Analisi critica: un ibrido culturale
La serie rappresenta un caso di glocalizzazione: modelli hollywoodiani reinterpretati secondo estetiche giapponesi.
- Narrativa epico-marziale legata al samurai vendicatore.
- Estetica ninja ispirata a kabuki e jidai-geki.
- Coralità del gruppo secondo schemi teatrali nipponici.
Aneddoti e curiosità
- Il nome San Ku Kaï fu inventato in Francia, senza significato giapponese.
- I modellini del film furono riciclati nei 27 episodi.
- Sanada girava le scene d’azione senza controfigure.
- In Europa il merchandising fu più ricco che in Giappone.
- Il doppiaggio italiano adattò liberamente i nomi dei personaggi.
Influenza sul tokusatsu
La fusione tra arti marziali e fantascienza anticipò serie come Space Sheriff Gavan (1982). La coralità degli eroi influenzò i Super Sentai e la lezione internazionale portò al successo globale dei Power Rangers.
Glossario
- Tokusatsu (特撮) – produzioni giapponesi con effetti speciali.
- Jidai-geki (時代劇) – drammi d’epoca giapponesi.
- Kabuki (歌舞伎) – teatro tradizionale giapponese.
- Japan Action Club (JAC) – scuola fondata da Sonny Chiba per stunt e arti marziali.
- Space Opera – sottogenere fantascientifico epico e interplanetario.
Conclusione
Guerra fra galassie non è solo una serie TV anni ’70, ma un ponte culturale tra Giappone ed Europa. Flop in patria, divenne un cult televisivo in Francia e Italia, aprendo la strada alla diffusione di anime e tokusatsu.
Per i giovani degli anni ’80, Ayato, Ryū e compagni furono più che eroi spaziali: furono la porta d’ingresso nell’universo della fantascienza giapponese.