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Le notti di Kyoto: un bacio oltre la morte

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La notte avvolgeva Kyoto in un silenzio sospeso, come se il tempo avesse smesso di scorrere tra le strade illuminate dalle lanterne tremolanti. Aya, stretta nel suo kimono blu notte, indossava anche il giubbotto che Haruki le aveva prestato.
«È sempre così gentile», pensò, senza soffermarsi troppo sul perché di tanta premura. Il ragazzo, d’altronde, era tornato a casa con indosso solo una maglietta leggera, e quella sera l’aria era pungente, nonostante fosse ormai aprile inoltrato.
I ciliegi, ormai privi di fiori, ondeggiavano lievemente. Ad Aya parve di udire un sussurro appena percettibile, quasi un sospiro. Ma intorno a lei non c’era nessuno. Accanto, Yoru scrutava l’oscurità con diffidenza. Non era una notte qualunque, pensò il gatto.
Aya si fermò. I piedi sfioravano l’antica pietra di un tempietto, quando un suono di flauto si levò nel vento, limpido e inatteso. Nessuno sembrava esserci, eppure la melodia, antica e struggente, era intrisa di nostalgia. Chiuse gli occhi per un istante e, riaprendoli, le parve che la Kyoto che conosceva fosse mutata, in un modo che non sapeva spiegare.
Yoru miagolò, lo sguardo fisso su un ciliegio poco distante. Aya seguì la direzione del suo sguardo e notò qualcosa di insolito: una figura pallida era apparsa nella luce lunare, un’ombra che ricordava un’antica dama giapponese. Indossava un jūnihitoe, l’abito cerimoniale delle dame di corte dell’epoca Heian.
La donna, accortasi di Aya e Yoru, non mostrò alcuna sorpresa. Li osservò in silenzio, e per un attimo entrambi si sentirono attraversati da una dolce malinconia.
Il flauto si fece più intenso, più struggente, e un’altra figura emerse dai raggi lunari. Era un uomo, anch’egli vestito con un abito antico, che suonava il flauto guardando la dama con un sorriso. Lei rispose a quell’invito muto muovendosi verso di lui, il suo abito ondeggiante come acqua sotto la luna.
Si guardarono. Solo un istante, ma per Aya e Yoru sembrò un’eternità. Le mani si sfiorarono, poi si strinsero. E con una dolcezza senza tempo, si scambiarono un bacio sospeso tra i mondi, nato da un amore che nemmeno la morte era riuscita a spezzare.
Sotto gli occhi sbalorditi di Aya e del suo gatto, i due spiriti si fusero in un abbraccio. Poi, rivolsero un sorriso gentile ai due spettatori e iniziarono a dissolversi lentamente sotto il cielo stellato. Un vento tiepido si sollevò, accarezzando il volto di Aya e portando con sé l’ultima nota del flauto.
Una lacrima silenziosa le rigò la guancia: lucente, come una perla al chiaro di luna.
Yoru miagolò dolcemente, anche lui toccato da quell’apparizione.
Quella notte, Kyoto si era rivelata per ciò che davvero era: un luogo sospeso tra i mondi, dove il passato continua a vivere e l’amore trova la sua via, anche oltre il tempo.
Aya si chinò ad accarezzare il suo fidato compagno. Poi alzò lo sguardo verso il cielo trapunto di stelle, pensando che quegli spiriti avevano lasciato dietro di sé un frammento della loro eterna felicità.
Nel silenzio, un pensiero prese forma nella sua mente:
“L’amore vero non conosce confini. Né il tempo, né la morte possono spegnerlo. In questa città antica, dove ogni pietra custodisce un segreto, stanotte ho visto con i miei occhi che l’anima riconosce sempre la sua metà, ovunque essa sia.”
Si asciugò la lacrima con un gesto lieve, sorrise al suo compagno a quattro zampe e sussurrò:
«Andiamo a casa, Yoru.»

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